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Transizione ecologica: 9 domande al ministro Cingolani

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1. La Ue sostiene di ridurre le emissioni del 50% entro il 2030. L’aritmetica ci dice che, allo scopo, dovremmo ridurre le emissioni globali del 7% l’anno. Ora, nel recente passato nessuna riduzione è occorsa. Per esempio, col Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2003, le emissioni si sarebbero dovute ridurre del 6% rispetto ai livelli del 1990. Ma, a dispetto dei trilioni spesi, le emissioni sono aumentate del 60%. La domanda è: come intende esattamente ottenere la riduzione del 7% l’anno?

2. Supponiamo pure che la Ue riesca a raggiungere il fantasioso obiettivo. Siccome le emissioni della Ue sono appena il 10% di quelle globali, appare evidente che il presunto titanico sforzo non può avere alcun significativo effetto sulle globali che, se oggi sono, diciamo, 100, nel 2030 saranno 95. La domanda è, signor Ministro: si rende conto di quanto vano sarebbe lo sforzo?

3. Le riduzioni che l’Europa vanta sono illusorie: le delocalizzazioni e le importazioni hanno garantito un inalterato standard di vita, cioè la riduzione di emissioni nei cieli di Bruxelles sono state azzerate dalle emissioni nei cieli di, per esempio, Pechino. Pensa di richiamare in casa le nostre aziende delocalizzate all’estero e di chiudere le importazioni dall’estero?

4. Nella ipotesi che il titanico progetto proceda al ritmo voluto, il prezzo dei combustibili fossili diminuirà notevolmente (sa com’è, quando diminuisce la domanda…). Le emissioni evitate dalla Ue, fossero anche reali e non illusorie, saranno azzerate da quei Paesi sottosviluppati che, finalmente, avranno il denaro per acquistare risorse che, al momento, sono loro inaccessibili. Si rende conto di questo dettaglio?

5. Da quanto detto sopra, bisognerebbe indurre i Paesi in via di sviluppo a rinunciare ad emettere CO2: come esattamente pensa di farlo?

6. Non so quale risposta avrà dato alla domanda precedente, ma una possibile soluzione ci sarebbe: la Ue acquisti le riserve mondiali di petrolio, gas e carbone. In questo modo avrà, finalmente, il controllo del clima del pianeta. Sempreché, naturalmente, il clima sia così controllabile (ma non polemizziamo su questo). L’impegno economico per acquistare le riserve di combustibili fossili e, presumibilmente, così controllare le emissioni globali di CO2 è di 100 mila miliardi: ogni singolo cittadino della Ue (dal neonato al nonno centenario) dovrebbe sborsare €200 mila. Le sembra possibile?

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