Se il declino di una civiltà si misura dallo spessore del proprio ceto culturale e intellettuale, viviamo in uno dei periodi più bui della storia europea e occidentale. Qualora ce ne dimenticassimo, la follia iconoclasta ci aiuterebbe a inquadrare con chiarezza l’epoca che stiamo vivendo e l’accondiscendenza di cui gode chi vuole cancellare la nostra tradizione, è lo specchio di un generale imbarbarimento di cui il mondo culturale, invece di rappresentare una diga, accetta passivamente (o addirittura avvalla) quanto sta accadendo.
Ci troviamo così sempre più poveri di maestri, di riferimenti, di guide intellettuali e spirituali, lottando contro il pericolo di una civiltà priva di memoria senza nemmeno la consolazione di buona musica, letteratura di qualità, un’arte capace di emozionarci e un’architettura in grado di impressionarci. Così, ogni volta che ci lascia uno dei grandi del Novecento, ci sentiamo più soli, costretti a convivere con i mediocri artisti della contemporaneità.
La scomparsa di Ennio Morricone lascia un vuoto impossibile da colmare in un panorama affollato da trapper, star di Instagram, “artisti” che cercano di sopperire alla carenza di talento con provocazioni sempre più estreme.Così come per leggere buona letteratura ci rifugiamo tra le pagine degli autori dell’Ottocento e dei secoli passati, stanchi della letteratura contemporanea ombelicale e raffazzonata, allo stesso modo non ci resta che tuffarci nelle note del Maestro Morricone per ascoltare musica che sia capace di smuovere i nostri sentimenti. Ci piace ricordarlo come l’uomo che insieme a Clint Eastwood rese leggendari i western di Sergio Leone, simbolo del genio e della creatività italiana, che realizzò la colonna sonora del capolavoro di Tornatore Nuovo Cinema Paradiso, in grado di lasciarci senza parole per la semplicità e al tempo stesso la profondità dei suoi brani.
Quando scompare una figura del suo calibro, non ci si può limitare a guardarci alle spalle e ripercorrere la carriera di una delle voci più importanti della cultura italiana ma occorre riflettere su quale sia lo stato del mondo culturale italiano oggi. Quali sono gli artisti, i cantanti, gli intellettuali, i letterati delle nuove generazioni in grado di suscitare le sensazioni che ci hanno tramandato i grandi del Novecento? Che cosa lascerà la contemporaneità in eredità alle future generazioni? Oggi gli artisti non sembrano aver interiorizzato la celebre massima di Bernardo di Chartres Siamo nani sulle spalle di giganti ma credono di poter fare a meno della lezione dei maestri del passato come Morricone e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Rimane un solo rammarico per un artista che ha ricevuto i più grandi riconoscimenti a livello mondiale e che, come scritto dal Presidente Sergio Mattarella, “ha contribuito a diffondere e rafforzare il prestigio dell’Italia nel mondo”, il fatto di non avergli tributato un omaggio non solo meritato ma anche dovuto: nominarlo senatore a vita, in mezzo a tanti nani un gigante avrebbe fatto la differenza.
Francesco Giubilei, 6 luglio 2020