Ma quale trattativa. Crolla definitivamente l’impianto accusatorio su cui si reggeva l’indagine sulla presunta trattativa Stato-mafia. La Cassazione, ha infatti confermato le assoluzioni dei generali Mario Mori e Antonio Subranni, del colonnello Giuseppe De Donno e dell’ex senatore Marcello Dell’Utri.
Tutti assolti con sentenza definitiva “per non aver commesso il fatto”. Riderubricate, inoltre, da “violenza e minaccia a corpo politico dello Stato” a “tentata minaccia a Corpo politico dello Stato”, e dichiarate prescritte, le accuse contestate a Leoluca Bagarella e ad Antonino Cinà. La Cassazione ha dunque optato per la riqualificazione delle contestazioni, derubricando così i presunti contatti e le minacce di Cosa nostra ai governi Amato e Ciampi, in meri tentativi.
La sentenza della Suprema Corte di Cassazione annulla senza rinvio quella di secondo grado, pronunciata nel settembre 2021 dalla Corte d’Assise d’appello di Palermo pronunciata nel settembre 2021 dalla Corte d’Assise d’appello di Palermo, che aveva assolto “perché il fatto non costituisce reato”, Mori, Subranni e De Donno, assolto “per non aver commesso il fatto” Marcello Dell’Utri, ridotto la pena a 27 anni per il boss corleonese Bagarella e confermando la pena a 12 anni per Cinà. La sentenza d’appello aveva a sua volta ribaltato quella di primo grado, emessa il 20 aprile 2018 dalla Corte d’assise di Palermo, con quale erano stati condannati a 28 anni di carcere Leoluca Bagarella, a 12 anni Dell’Utri, Mori, Subranni e Cinà e a 8 anni De Donno e Massimo Ciancimino. In quell’occasione era stato invece assolto Nicola Mancino, ministro dell’Interno dei governi Amato e Ciampi. L’altro ex ministro Calogero Mannino, anch’egli coimputato, aveva invece scelto il rito abbreviato, ed era stato assolto il 4 novembre 2015 dall’accusa di minaccia a corpo politico dello Stato “per non aver commesso il fatto”. L’assoluzione era stata poi confermata in Appello, il 3 febbraio 2020, e successivamente in Cassazione, l’11 dicembre 2020, divenendo così definitiva.
Mori, Subranni, De Donno, Dell’Utri, Mannino. Tutti assolti, dunque. Dopo anni di calvario giudiziario. Nessuno di loro aveva realmente commesso i fatti per cui risultava accusato. Tutti estranei alle contestazioni loro rivolte. Assoluzione definitiva dunque, e sipario sulla feroce gogna mediatica che per anni si è abbattuta come una scure su esponenti politici e servitori dello Stato, umiliati ed accusati di ogni nefandezza, sebbene innocenti. Assolti, con buona pace degli accaniti giustizialisti e dei manettari di professione, che sull’ormai definitivamente sconfessata tesi della trattativa Stato-mafia hanno così tanto lucrato, estorto consensi, guadagnato la scena e costruito folgoranti carriere. Con buona pace dei Travaglio e dei Di Matteo, degli Scarpinato e degli Ingroia, di pentastellati e grillini vari, messi definitivamente al tappeto dai magistrati della Suprema Corte, che con questa storica sentenza spazzano finalmente via decenni di persecuzioni, menzogne, calunnie e fango.
Salvatore Di Bartolo, 28 aprile 2023