Salute

Trivaccinati, ammalati e contenti

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Se non è vera è ben raccontata. Medico di prontosoccorso, vaccinatrice (o vaccinatora?), tridose (o trifase, come i contatori?), dopo una settimana dall’ultima siringa rantola in consulenza specialistica con polmonite interstiziale, compromessa. Le chiedono: come ti stai curando?. Risponde: niente, niente, vigile attesa, deve fare il suo corso (da Twitter). Eh, quando si dice la rimozione forzata, la forza dell’ideologia, della fede nel ministro Speranza di ispirazione sovietico-cinese. In attesa di capire se sia vera o ben raccontata, ci penserà qualche cane da tartufo per brevità chiamato debunker, possiamo senz’altro attribuire il crisma della verità alla condizione di Selvaggia Lucarelli, visto che ipse dixit: anche lei tre dosi, positiva, ma sollevata: se non avevo fatto tre vaccini stavo messa peggio. Poi dà la colpa ai non vaccinati: confusa e felice, proprio, mai uno straccio d’autocritica.

Ma su questa trascurabile leonessa da tastiera non vale la pena di sprecare righe, magari ci torniamo un attimo sul finale, quello che conta è l’ostinazione di regime: non cedono, e il mondo ragionante ebbene che si fotta. Quarta dose, paraculescamente chiamata doppio booster, come il doppio brodo. Serve? No, se con tre ci si casca, figurarsi con quattro cinque sei. Ma è precisamente l’incantesimo dell’ideologia: se la realtà non torna, la schiacciamo, la tritiamo a bastonate ancora più micidiali di ideologia, alla fine la realtà si arrenderà. È così che si arriva a fare i dieci, i quaranta milioni di morti tra balzi in avanti, piani quinquennali, sterminii di mugiki. È il controfattuale alla vaccinara, l’evidenza è contro di me ma io sono contro l’evidenza e marcio risolutamente sul sentier dell’avvenire rovinoso.

Niente, non cedono, sentite qui il Pregliasco, uno che paventava, o aspettava, i millanta morti al giorno e ancora canta balla e smarrona in tivù: “La crescita delle reinfezioni può sembrare marginale in questa fase, ma prova che la pandemia non è finita e che dopo l’estate potrebbe tornare preoccupante”. Eddai, questa è speranza, minuscolo. Hanno scoperto l’immortalità del business e non mollano, se tutto si riduce a un raffreddore, come è, restano privi di risorse, ma di brutto. E rilanciano: “La quarta dose in questo quadro diventa fondamentale per gli anziani e in prospettiva per tutti”. In prospettiva sapete dove dovete andare?

Sarebbe da ricordare la credibilità di cui gode questa gente a dimensione scientifica internazionale, ma stendiamo un camice pietoso; le tre dosi non hanno funzionato, il boss di Pfitzer, Bourla, un nome una garanzia, è arrivato a dire che finora non sapevano bene neanche loro cosa ci avevano ficcato dentro e con quali conseguenze, “ma con le dosi successive andrà meglio”. Arrivarci. Intanto sgorgano notizie leggermente agghiaccianti quanto a effetti collaterali e qui non c’è bisogno del debunker da tartufi, è tutta roba ufficiale, depositata all’Ema, l’agenzia europea del farmaco. E ci sono i numeri, ci sono i settecento e passa casi di atleti dalla carriera finita perché hanno il cuore stroncato, ci sono i morti sospetti, e usiamo eufemismo e vigile attesa, ci sono i centoquarantamila trapassi italiani che probabilmente si potevano evitare o almeno tamponare, c’è lo sfascio progressivo di una sanità sul territorio abbandonata a se stessa per le assurde strategie governative riferite al Covid, ci sono le voci dissenzienti, al solito sputtanate e silenziate, c’è un miliardo di cose che non tornano. Ma che fa? Gli italiani sono assuefatti, la propaganda non gli serve più. Entro nei supermercati, nei negozi e regolarmente sono l’unico senza e mi guardano come un criminale e hanno ragione loro, è la forza del numero.

Aveva ragione anche il regime che sapeva cosa faceva, l’esperimento sociale, o meglio asociale, è pienamente riuscito: tu schiacciali come merde e loro non reagiranno. Liberissimi di continuare a portarla a vita, la maschera, anche “sotto il sole che spacca in quattro” come diceva l’allenatore di basket Dan Peterson. Cosa che oltretutto fa a pugni con la scienza che non la ritiene più necessaria. Perché lo fanno? Non lo sanno neanche loro. Perché non si sa mai. Perché tanto male non fa (non è vero). Perché è meglio. In cosa credono gli italiani? Nella superstizione e nel governo che maledicono ma che cercano di mungere mentre ne vengono munti, sono fideisti che vanno in chiesa ma tengono la cabala sul comodino e Dio lo pregano per fare i soldi o per far morire chi odiano, come aveva capito benissimo Paolo Villaggio. Il ballo in maschera non finisce e non finirà, questo popolo feroce nelle cose minime, imbelle in quelle importanti non ama la libertà e la detesta in chi se la permette.

Tutti plurivaccinati, supermascherati e tutti positivi: bene così anzi occorre insistere, se una cosa non serve la si fa con maggiore vigore, “non si sa mai”. A forza di non sapere mai, nessuno sa più cosa sta facendo. Cosa saranno le spiagge, tra un paio di mesi? Per due anni ho scritto contro questo regime che costringeva i miei connazionali: non avevo capito niente, i miei connazionali erano, sono felicissimi di farsi umiliare, sono quelli che fanno la spia, che si vantano di essere ortodossi oltre il limite della scemenza. Il regime c’è, ma se lo tengono stretto e se si lamentano è solo per un riflesso condizionato, per dire qualcosa.

Dicono: ma è presto, poi col tempo tutti si riabitueranno a fare senza. Davvero? Presto dopo ventisei mesi? Lo hanno chiamato ritorno alla normalità ma non c’è ritorno e non c’è normalità, c’è solo l’ordinarietà del manicomio. In giro con pezzuole tossiche che dovrebbero respingere il raffreddore e invece lo fanno venire, scatenano riniti, allergie, asme, complicazioni. Uscendo imbufalito dal supermercato mi veniva un altro pensiero: dove sarebbero tutti questi nomask se, decaduto l’obbligo, non se ne trova uno? Mentivano, alla prova dei fatti si sono rivelati dei cialtroni. Novax, nomask, ma di facciata: alla fine fanno quello che gli viene comandato anche quando nessuno glielo comanda. A proposito della Lucarelli, trivaccinata, confusa e felice: il fatto che una di caratura tanto modesta faccia tendenza la dice lunga non tanto su di lei, quanto sul Paese che la rende ricca e sovraesposta.

Max Del Papa, 9 maggio 2022