Società

“Troppa frociaggine”. E Giuliano Ferrara distrugge le Olimpiadi

Giuliano Ferrara Il Foglio_2 © jessicahyde tramite Canva.com

Più che delle gare, ormai non si parla altro che della orripilante – e mal riuscita – cerimonia di apertura di Parigi 2024. Macron all’asciutto con Mattarella sotto il diluvio; gli atleti zuppi di acqua a poche ore dai match più importanti della loro vita; l’Ultima Cena dissacrata; le scuse che non reggono; l’autocelebrazione esagerata; eccetera eccetera eccetera. A cucinarsi, metaforicamente, la parata sulla Senna ci pensa Giuliano Ferrara in un magistrale pezzo sul Foglio che abbiamo segnalato stamattina anche durante l’ultima Zuppa di Porro.

Bastano poche righe, al giornalista, per mettere il punto a un dibattito che forse s’è prolungato pure più del dovuto. “Ho pronta la pena esecutiva per chi ha visto senza sbattere un sopracciglio la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi – scrive Ferrara – Deve vedere l’edizione integrale della trilogia di Enrico VI, nella versione di tredici ore presentata a Avignone anni fa dal suo creatore, il regista Thomas Jolly, direttore artistico dell’ouverture sulla Senna”. Insomma: da uno così, cos’altro potevamo aspettarci se non esagerazioni e durata tutt’altro che stringata?

“Apertura con i ponti d’oro un po’ odontoiatrici – racconta Ferrara – con il pagliaccesco rosa dei balli lungo le voies sur berge, con il Cavaliere dell’apocalisse in eccessiva salute notturna, di metallo, che sfida la lignea e marmorea Nôtre Dame ferita galoppando sull’acqua, della mongolfiera d’oro, dei tacchi di Lady Gaga dispiegati come la sua bella durissima voce, delle discoteche su chiatta, delle sfilate di moda su chiatta, di quella generale troppa frociaggine che non ha niente a che vedere con l’omofilia, che sia benedetta, perché si manifesta non tanto nei corpi sfrenati sotto la pioggia quanto nelle incursioni al Louvre, nei baffi alla Gioconda con i vetri frantumati, nella scommessa sempre vinta e sempre perduta della postmodernità nichilista e allegra”.

Il giornalista ha visto in quelle immagini “tanta diversità e una ferrea omologazione”, esclusione fatta “per il presidente Mattarella fradicio come una antichissima e decentissima spugna”. Ma non manca di criticare il fatto di aver trasformato gli atleti in “comparse”, di averli “immersi nell’insignificanza dei bateaux mouches“. “A parte l’eleganza dei mongoli che battono Armani e Berluti cinque a zero e la bellezza delle bandiere”. Perfetto.

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