E se invece di inventarsi arzigogolate regole burocratiche, se anziché star lì a dibattere su obbligo vaccinale e multe da 100 euro, se anziché dare la caccia a quel 5% di no vax in Italia, avessimo speso le stesse energie fisiche, mentali e mediatiche per potenziare le strutture ospedaliere? Perché da che mondo+ è mondo, se il grosso problema dell’epidemia adesso è “il rischio di un collasso degli ospedali”, di modi per proteggere i nosocomi ne esistono due: 1) estirpare il virus, il che appare quasi impossibile; 2) migliorare le capacità di risposta del servizio sanitario nazionale. E va bene che le risorse economiche non sono infinite, che il Pnrr non potevi investirlo tutto in ventilatori, ma possibile che a due anni dallo scoppio dell’epidemia si venga a scoprire che l’incremento dei posti letto anti-Covid è solo un bluff? Un artificio contabile?
No vax, pochi medici e i posti letto
A rivelare questa incredibile verità è il Quotidiano Nazionale oggi in edicola. “I conti sui posti letto in aggiunta nelle terapie intensive non tornano – scrive il giornale – se non sulla carta, come denunciano le sigle dei medici ospedalieri e degli anestesisti rianimatori”. In pratica il Belpaese avrebbe 9.100 posti di rianimazione, decisamente più dei 5.200 del 2019, ma che in realtà sarebbero per così dire un po’ “gonfiati”. “Che cosa ci sia dietro è presto detto – spiega al Qn Carlo Palermo, segretario dell’Anaao (sindacato dei medici) -, le cifre ufficiali tengono conto anche di una quota consistente di postazioni attivabili, non già attive quindi, nel giro di 48 ore. Lettini operatori o di subintensiva che diventano ‘per magia’ delle rianimazioni senza che, però, ci siano anestesisti e infermieri in più”. In pratica il letto c’è, ma non i professionisti che dovrebbero assistere i malati eventualmente ricoverati. Il tutto senza considerare che già oggi i medici fanno turni massacrati e non pochi dottori o specializzandi di medicina interna si ritrovano catapultati nei reparti Covid. “Dal 2009 al 2019 le politiche di risparmio sulla sanità pubblica ci hanno privato di 50mila operatori sanitari – aggiunge Palermo -, oggi in corsia dovremmo avere almeno 15mila medici in più per fronteggiare il Covid. E, invece, ci guardiamo in faccia e siamo sempre gli stessi”.
Ma perché le Regioni dovrebbero “truccare” i numeri sui posti letto? Sempre per motivi burocratici, ovviamente. Dichiarare “attivabili” un grosso numero di terapie intensive permette infatti di evitare il passaggio dalla zona bianca a quella gialla, arancione o rossa, sempre che l’arcobaleno ideato da Conte abbia ancora senso.
Il tutto, ovviamente, a discapito dei pazienti “normali”. Per attivare più letti di intensiva senza assumere, occorre prelevare anestesisti dalle sale operatorie. E dunque rinviare operazioni altrettanto importanti. Lo stesso dicasi per i reparti di medicina interna e chirurgia, che rischiano di essere trasformati con un tratto di penna in zone Covid, costringendo i dottori a trattare pazienti non di loro esatta competenza e col rischio di togliere le cure a chi si presenta in ospedale per altri mille motivi. Il punto è: ma in questi due anni non si poteva partire da qui per migliorare la risposta al Covid?