Il podcast di Sallusti

Trudeau fanatico Lgbt: vuole imporci l’utero in affitto

Il podcast di Alessandro Sallusti del 20 maggio 2023

sallusti 20 mag

Il premier canadese Trudeau non capisce alcune cose di Giorgia Meloni. Buon segno. Al vertice G7 in corso in Giappone, Giorgia Meloni è stata avvicinata dal Premier canadese Justin Trudeau, che l’ha intrattenuta privatamente sulla bontà delle politiche LGBT, in particolare sulla liberalizzazione della pratica dell’utero in affitto.

Già perché Trudeau, dopo aver liberalizzato la vendita e l’uso delle droghe leggere, ha legalizzato pure l’utero in affitto, trasformando il Canada in un supermarket dove i clienti arrivano da tutto il mondo per comprare bambini freschi di giornata. Le cronache raccontano di una Meloni per nulla scossa, semmai infastidita, che un Premier mettesse becco nelle nostre politiche nazionali.

Il suo parere, della Meloni, sulla questione è noto e chiaro. L’utero in affitto è una pratica abominevole che mortifica le donne, snatura il concetto di paternità e maternità; quindi, parliamo di una pratica illegale come del resto ha stabilito anche una recente sentenza della nostra Corte costituzionale. Chi la sostiene, la pratica, spiega “ma perché proibirla in Italia, che uno basta che vada in Canada o in alcuni Stati Americani e torna a casa con il pupo? Che facciamo? Sequestriamo il pupo in dogana come corpo del reato?”. No, certamente questo non è possibile. Lui non ha colpe rispetto alla scelleratezza di una madre naturale che l’ha avuto in grembo e poi se ne è disfatta, e di due signori o signore che rivendicano un diritto che non esiste in natura, quello appunto di avere un figlio.

Il concetto della Meloni è che ci sono principi che vanno difesi a prescindere dalla possibilità di farlo, quindi nessuna apertura su questo caso. Il massimo che si può fare è concedere l’affido speciale, cioè permettere di adottare la creatura come già accade quando una madre single o una redova si sposa o risposa e vuole che il nuovo compagno entri nel suo nucleo familiare anche dal punto di vista civile o legale nei confronti dei suoi figli.

Ma questa strada non piace a Trudeau né ai fanatici dei diritti LGBT. No, loro vogliono essere a tutti gli effetti padri e madri, pur non essendolo, cioè vivere a loro piacimento in un mondo virtuale senza pagare alcun dazio nei confronti della realtà, che poi sarebbe quello che succederebbe anche in Italia se al posto di Giorgia Meloni un domani dovesse arrivare Elly Schlein, elettori avvisati, mezzi salvati.

 

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