Esteri

Trump esulta: “Abbiamo un’intesa”. Tregua tra Hamas e Israele: cosa prevede

Svolta per la guerra a Gaza: “Confermato l’accordo per iscritto”. Il neo presidente Usa: “La Striscia non diventerà un covo di terroristi”

Netanyahu Rafah © narvikk tramite Canva.com

Nella lunga storia di conflitti tra Israele e Hamas, un nuovo capitolo sembra aprirsi con l’annuncio di un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Questo sviluppo, confermato anche dagli Usa, ha il potenziale di segnare l’inizio di un periodo di speranza per la regione, devastata da oltre un anno di scontri dopo il tremendo attacco terroristico del 7 ottobre.

Trump esulta

L’accordo raggiunto include il rilascio di ostaggi da parte di Hamas, un elemento salutato dalla comunità internazionale come un segnale di progresso significativo verso la pace. Donald Trump ha espresso il suo ottimismo sulla piattaforma Truth, riferendo che il rilascio degli ostaggi è imminente. “Questo epico accordo di cessate il fuoco avrebbe potuto realizzarsi solo in seguito alla nostra storica vittoria di novembre, poiché ha segnalato al mondo intero che la mia amministrazione avrebbe cercato la pace e negoziato accordi per garantire la sicurezza di tutti gli americani e dei nostri alleati”, ha detto Trump. “Abbiamo ottenuto così tanto senza nemmeno essere alla Casa Bianca. Immaginate tutte le cose meravigliose che accadranno quando tornerò alla Casa Bianca e la mia amministrazione sarà pienamente confermata, così da poter garantire altre vittorie per gli Usa”.

Il presidente Usa, che si insedierà ufficialmente tra cinque giorni, ha assicurato che gli Usa faranno di tutto affinché la Striscia non torni ad essere “un rifugio sicuro per terroristi”. “Con questo accordo in atto, il mio team per la sicurezza nazionale, attraverso gli sforzi dell’inviato speciale in Medio Oriente Steve Witkoff, continuerà a lavorare a stretto contatto con Israele e i nostri alleati per garantire che Gaza non diventi mai più un rifugio sicuro per i terroristi – ha scritto – Continueremo a promuovere la pace attraverso la forza in tutta la regione, mentre sfruttiamo lo slancio di questo cessate il fuoco per espandere ulteriormente gli storici accordi di Abramo. Questo è solo l’inizio di grandi cose a venire per l’America e, in effetti, per il mondo!”.

La posizione israeliana è stata ulteriormente chiarita da Isaac Herzog, il presidente israeliano, il quale ha annunciato un prossimo incontro con Mirjana Spoljaric, a capo del Comitato Internazionale della Croce Rossa, per discutere i dettagli del rilascio.

Hamas intanto fa i conti con l’ascesa di Mohammad Sinwar, fratello del defunto leader di Hamas Yahya Sinwar, come figura centrale nelle trattative. Nonostante i vari ostacoli incontrati, inclusi disaccordi sull’attuazione e tentativi di boicottaggio da parte di alcune fazioni, come riportato da Al-Araby Al-Jadeed, il suo via libera ai termini dell’accordo ha segnato un momento di svolta definitivo nelle trattative.

Cosa prevede l’accordo

Per prima cosa, la Casa Bianca ha fatto sapere che il cessate il fuoco di 42 giorni entrerà in vigore immediatamente.

La fase iniziale si svolgerà in sei settimane. Da una parte Israele dovrà attuare un ritiro graduale delle forze armate dal centro di Gaza per permettere agli sfollati di tornare al Nord della Striscia. Ogni giorno verrà permesso l’ingresso di 600 camion umanitari, di cui 300 nel Nord e 50 contenenti carburante. In cambio, nelle prime sei settimane Hamas rilascerà 33 ostaggi incluse le donne, sia soldati che civili, bambini e over 50: prima donne e under 19, poi gli uomini over 50. IVerranno rilasciati almeno 3 ostaggi ogni settimana, fino alla conclusione dei 42 giorni di tregua. Sul fronte israeliano, invece, avverrà la liberazione di 30 detenuti palestinesi per ogni ostaggio civile e 50 detenuti per ogni soldato. In sostanza si parla di un range tra i 990 e i 1650 palestinesi che usciranno dalle carceri israeliane.

La seconda fase è invece un po’ più fumosa. Ogni trattativa infatti inizierà il 16esimo giorno della prima fase e si spera che possa portare al rilascio di tutti gli ostaggi, inclusi i soldati, e ad un cessate il fuoco permanente. In cambio Hamas dovrebbe ottenere un cessate il fuoco permanente e il “ritiro completo” delle forze israeliane da Gaza.

Per la terza fase, invece, si prevede il ritorno degli ostaggi deceduti e l’avvio della ricostruzione di Gaza in tre-cinque anni supervisionata da Egitto, Qatar e Onu. Permangono dubbi su chi dovrà governare la Striscia anche se ieri Blinken ha ipotizzato il coinvolgimento dell’Anp insieme alle Nazioni Unite.

A garantire l’accordo saranno Egitto, Qatar e Stati Uniti.

A quanto riferito dal portavoce di Netanyahu, però, Israele non avrebbe rinunciato “ad un millimetro del controllo israeliano sull’asse Filadelfia”.

Le reazioni politiche

 

La reazione in Israele al patto è stata variegata, con il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich che ha espresso dubbi, rispecchiando la complessa gamma di opinioni all’interno del governo israeliano con la destra che non intende porre fine alle ostilità con Hamas.

Sul fronte palestinese, l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha manifestato preoccupazioni riguardo al futuro controllo della Striscia di Gaza. Mohammad Mustafa, esponente dell’ANP, ha dichiarato inaccettabile qualsiasi gestione di Gaza che prescinda dalla legittima leadership palestinese, rifiutando l’idea di una separazione o di un’amministrazione transitoria tra Gaza e la Cisgiordania.

 

Articolo in aggiornamento