Supponiamo che davvero il 5 novembre prevalga Donald Trump. Ebbene, fino al 20 gennaio seguente, comunque, alla Casa Bianca, esercitando pienamente il potere esecutivo, siederà Joe Biden. Una situazione potenzialmente pericolosa a prescindere dalla operatività messa in atto dai comitati espressi dalle due amministrazioni che si occupano normalmente dell’incombenza. Una contingenza da regolare con eccezionale sensibilità. Sensibilità che i due contendenti – a quel mentre uno in carica e uno eletto – e i relativi entourage non hanno affatto dimostrato avere nelle proprie corde.
Trump e Biden? I precedenti
Un momento storicamente vissuto in non pochi casi (addirittura per cominciare in conseguenza delle votazioni del 1800 allorquando Thomas Jefferson sconfisse l’incumbent John Adams, per arrivare, nel tempo, proprio ai travagliatissimi e non dimenticabili giorni successivi alla defenestrazione di Trump ad opera di Biden) che si prospetta irto di insidie e trappole si spera non letali.
Viene alla mente quanto in tempi difficili eccome (in corso in Europa la guerra) ma certamente non altrettanto all’interno acerrimamente divisivi, Woodrow Wilson, nel 1916, ipotizzando di dover lasciare la Presidenza se sconfitto dall’opposto Charles Evans Hughes, aveva pensato: cioè, che nel caso si sarebbe immediatamente dimesso (con lui, anche il Vice Thomas Marshall) lasciando pertanto per il restante periodo l’incarico al Segretario di Stato Robert Lansing, in tal modo attenuando grandemente i contrasti altresì personali che la campagna aveva naturalmente evidenziato e acuito.
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È pur vero che all’epoca i giorni correnti tra l’elezione (datata 7 novembre) e l’insediamento, fissato al 4 marzo, erano molti di più dei settantasei (una vera eternità, comunque) che passeranno dal 5 novembre 2024 al 20 gennaio 2025.
Mauro della Porta Raffo, 27 giugno 2024
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