Donald Trump non ha mai fatto mistero del suo spregio per l’Europa. L’ha definita parassita della protezione americana, ha minacciato di ritirare il supporto alla Nato e ha ripetutamente sottolineato quanto sia stanco di pagare il conto per la nostra sicurezza. Parole forti, ma questa brutale franchezza ci offre un’opportunità storica che andrebbe colta.
L’amicizia con gli Stati Uniti nasce dalla loro vittoria nella seconda guerra mondiale. Gli americani non sono sbarcati in Sicilia per farci un favore né per liberarci: sono venuti a combatterci, perché noi italiani avevamo avuto la brillante idea di dichiarare loro guerra. Quando le cose si sono messe male, abbiamo fatto un cambio di campo che, per quanto sacrosanto, resta nei fatti un tradimento dei precedenti alleati. Di conseguenza, la relazione con Washington è stata costruita su una base di sudditanza, più che di reale partenariato.
Dal Piano Marshall in poi, gli Stati Uniti hanno investito in Europa non per spirito filantropico, ma per assicurarsi un bastione contro l’Unione Sovietica. In cambio della sicurezza americana, abbiamo accettato di essere un protettorato economico e militare, con sovranità limitata e libertà d’azione condizionata agli interessi di Washington.
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Fino ad oggi, ogni tentativo europeo di affrancarsi dalla tutela americana sarebbe stato bollato come ingratitudine se non come un atto ostile.
Ora Trump dice che dobbiamo arrangiarci e, anziché lamentarcene, dovremmo cogliere un’occasione storica, non certo per diventare antagonisti degli Usa (che non sarà mai saggio né necessario né utile), ma per ridefinire un rapporto che, per quanto rassicurante, mai è stato paritario.
Se l’Europa non è più una priorità per Washington, allora possiamo (e dobbiamo) costruire una vera potenza indipendente, con un’economia, una difesa comune e una politica estera che rispondano ai nostri interessi, non solo a quelli americani.
Visto che non siamo noi a volerci liberare dagli americani, ma sono loro a lasciarci andare, per la prima volta, un’Europa più autonoma non sarebbe percepita come una minaccia dagli Stati Uniti, ma come un loro stesso auspicio.
Non sarebbe facile né economico, ma la Storia ci ha già mostrato cosa significa dipendere dalla protezione di un alleato che, alla fine, persegue in primis (legittimamente) la propria convenienza. Trump ci umilia, ma il vero smacco è aver bisogno di lui per ricordarci che l’Europa deve finalmente svegliarsi e camminare sulle proprie gambe.
Giorgio Carta, 21 marzo 2025
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