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Trump incriminato: perché gli stanno facendo un favore

Trump comparirà martedì in tribunale. Ma l’inchiesta rischia di diventare un assist per l’ex presidente Usa

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Alla fine, il giorno fatidico è arrivato. Dopo che Donald Trump aveva annunciato il suo probabile arresto martedì della settimana scorsa, e dopo numerosi rinvii del Gran Giurì, l’ex presidente degli Stati Uniti dovrà comparire in tribunale fra quattro giorni. Verrà scattata una foto segnaletica, ma molto probabilmente il Tycoon resterà a piede libero, dietro il pagamento di una somma di denaro a titolo di cauzione.

Si tratta del primo numero uno della Casa Bianca ad essere incriminato. Nonostante tutto, anche nella remota ipotesi in cui il leader repubblicano venisse arrestato, ecco che potrebbe continuare la campagna per le presidenziali 2024 dal carcere. C’è infatti un precedente: quello di Eugene Debs, che nella corsa alla leadership americana del 1920 era detenuto nel penitenziario di Atlanta, riuscendo a raggiungere la soglia di quasi un milione di voti.

Le accuse contro Trump

Partiamo dai fatti di cronaca. L’accusa rivolta dal procuratore democratico di Manatthan, Alvin Bragg, riguarda il pagamento di 130mila dollari da parte dell’avvocato di Trump, Michael Cohen, per comprare il silenzio dell’attrice pornografica Stormy Daniels, la quale avrebbe intrattenuto una relazione con l’ex inquilino della Casa Bianca tra il 2005 ed il 2006. Il legale di Trump avrebbe poi mascherato la somma rendicontandola erroneamente.

Il punto è che The Donald non ha usato né fondi pubblici, né quelli del partito. I 130mila dollari appartengono al suo patrimonio, ed è proprio da qui che arriva l’ostacolo per la procura di Manatthan. L’accusa spinge sul sospetto che l’ex presidente abbia falsificato i documenti della Trump Organization, ma il punto è che – nello Stato di New York – la falsificazione di documenti è un reato minore. Per questo, Bragg vorrebbe provare questo reato per dimostrarne uno più grave: violazione della legge sui finanziamenti elettorali.

Appare evidente, quindi, il tessuto di debolezza dell’accusa, che ha già portato Trump a parlare esplicitamente di “persecuzione politica” e di “caccia alle streghe”. Sui fatti è intervenuta anche la stessa Stormy Daniels in un’intervista al Financial Times. “Donald Trump non è più un intoccabile. Ora, è lui ad essere afferrato”, ha dichiaro l’ex attrice pornografica, ricordando come molti supporter repubblicani la stiano minacciando di morte in queste ultime ore.

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Il caso Clinton

Il fatto principale, però, è che l’inchiesta giudiziaria potrebbe trasformarsi in un vero e proprio assist per l’ex numero uno della Casa Bianca. Il lavoro di un procuratore, dichiaratamente iscritto al Partito Democratico, potrebbe stroncare la linea sottile che c’è tra indagini con scopi giuridici – come dovrebbe sempre essere – e indagini con finalità politiche.

Verso la fine degli anni ’90, il presidente Usa in carica, Bill Clinton, venne messo sotto processo per due capi di imputazione, spergiuro e ostruzione di giustizia, dopo la denuncia di violenza sessuale compiuta dalla giornalista Paula Jones. Il filone dell’inchiesta arrivò a toccare anche la stagista della Casa Bianca, Monica Lewinsky, con cui l’inquilino della Casa Bianca ha intrattenuto una relazione, prima negandola e poi confessandola apertamente in pubblico. Le indagini vennero portate avanti da un procuratore ultra-conservatore, vicinissimo all’area repubblicana, Ken Starr, che all’inizio arrivò a formulare addirittura undici capi di accusa contro Clinton.

Effetto boomerang

Quella che, ai tempi dai democratici, venne definita una persecuzione politica non piacque neanche agli americani, infastiditi dalla continua attenzione della magistratura sulla vita privata del numero uno in carica. L’inchiesta si rivelò un boomerang, portando Clinton ad essere scagionato dal Senato, ma soprattutto ad incrementare il proprio consenso in tutti i sondaggi politici.

Ebbene, lo stesso effetto potrebbe verificarsi anche con Donald Trump, forte di una struttura accusatoria particolarmente debole nei suoi confronti. In caso di naufragio dell’inchiesta, ecco che il caso sarà la spada di Damocle repubblicana per le presidenziali dell’anno prossimo. Ora, però, si attende la giornata di martedì, dove per la prima volta l’ex presidente americano comparirà in tribunale.

Matteo Milanesi, 1 aprile 2023