La frase choc

“Tu non puoi parlare”. Il pericoloso teorema di Murgia su Roccella

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Strano concetto di democrazia quello che ha Michela Murgia, e non soltanto lei in verità. Ad esempio, anche il direttore uscente del Salone del libro, il “miracolato” Nicola Lagioia. Intervenendo in collegamento tv con Massimo Gramellini, Murgia ha giustificato la contestazione torinese al ministro Roccella con parole intollerabili per un liberale: “Nicola Lagioia ha ribadito che in democrazia se non c’è violenza si può fare contestazione. Anche dicendo all’altro: quello che tu hai fatto e che è scritto e teorizzato in questo libro ha reso la mia vita peggiore, quindi io qui non ti lascio parlare: non ne hai il diritto perché tutti abbiamo perso qualcosa”.

L’attacco squadrista a Roccella

Peccato che in molti credano di “perdere qualcosa” se passano le idee di Murgia-La Gioia! Nelle società libere nessuno può arrogarsi il diritto di parlare in nome della “verità”, ovvero di ritenersi un privilegiato nella conversazione democratica. Veniamo al sodo. Prima di tutto, credo sia opportuno scansare un equivoco terminologico: stiamo tutti usando pigramente il termine “contestazione”, forse volutamente immesso nel circuito mediatico da qualche osservatore compiacente, ma quella di Torino, a cui ho assistito personalmente, non è stata propriamente una contestazione. Se non fosse per l’età e la sprovvedutezza dei protagonisti, non esiterei a parlare di “attacco squadrista”. Lo scopo dei manifestanti non era infatti quello di contestare le idee di Roccella, ma di non farla proprio parlare, di escluderla a priori dal dialogo che è la quintessenza della democrazia.

Il Salone del libro (di sinistra)

Certo, se tu hai idee diverse da quelle espresse dall’autrice del libro che si doveva presentare sulla cosiddetta “maternità surrogata” puoi esprimerle liberamente in ogni occasione (siamo in democrazia). Puoi, anzi, illustrarle anche seduta stante, visto che generosamente la Roccella ti ha invitato a salire sul palco e a partecipare al dibattito. Se non lo fai e impedisci agli altri di parlare, il tuo comportamento è fascista anche se tu ti consideri antifascista. Non ci sono attenuanti. Che tu sia fascista lo si desume poi anche da un altro particolare non secondario: idee affini alle tue, al contrario di quelle del ministro e probabilmente della maggioranza degli italiani, sgorgavano per mille rivoli da un’infinità di eventi del Salone. Chi se non il fascista se la prende con il più debole e lo intimidisce e non lo fa parlare? Chi se non il fascista ha paura degli argomenti portati a suffragio di idee diverse dalle sue e non ha il coraggio, e molto probabilmente neanche la capacità intellettuale, di sconfiggerle dialetticamente in una libera conversazione?

Alla faccia del pluralismo

In sostanza, chi è convinto delle sue idee non si sottrae al dialogo. E senza dialogo la democrazia langue perché le viene a mancare il combustibile che le è indispensabile. È l’abc della democrazia. Veramente surreali sono poi le parole di Lagioia riportate dal Corriere: secondo lui il Salone non ha bisogno di maggior pluralismo perché già ce l’ha. Certo, messa così, anche il fascismo storico era pluralista: c’era quello sociale e corporativista di Rocco, quello liberista di De Stefani, quello risorgimentalista di Gentile, quello squadristico di Bombacci e Farinacci, quello istituzionale di Bottai…. Non è certo questo il pluralismo a cui tendono però i democratici e i liberali, non certo quello che dà rappresentanza a tutti i mille colori della sinistra ma mette il bavaglio alla destra.

Perché Murgia sbaglia su Roccella

Due considerazioni a margine. La prima: se passiamo al setaccio del paradosso di Popper le due fazioni in campo, è senza dubbio quella dei “contestatori” di sinistra a non passare l’esame. Se la “società aperta” deve escludere dal dibattito solo gli intolleranti, chi siano questi ultiminel nostro caso è fin troppo facile comprenderlo. La seconda: provate un attimo a immaginare cosa sarebbe successo se fossero stati dei contestatori di destra a impedire che Zerocalcare o la Murgia stessa parlassero? Oggi ci sorbiremmo non pochi editoriali sul fascismo ritornato e sull’emergenza democratica in Italia. In conclusione. Anche se a causa delle basse temperature quest’anno al Salone non si è sofferto il caldo generato usualmente dalle luci e dai neon, un consiglio non richiesto ci sentiremo di dare agli organizzatori futuri: se volete fare veramente cultura, aprite tutte le finestre e fate circolare tutta l’aria fresca possibile!

Corrado Ocone, 22 maggio 2023

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