Devo dire una cosa che probabilmente non piacerà ai lettori di questa testata e miei in particolare: al momento, ho l’impressione che la mia donna non ce la farà. La mia donna è donna Giorgia, cara, bella, ma la vedo già annaspare, e, soprattutto, vedo degli epifenomeni che mi fanno capire come io, tu, noi, tutti abbiamo perso: vince il male, vince il Pd. Perché se dobbiamo ritrovarci un’altra volta il virosessuologo Pregliasco che, da Giletti, canta una roba oltre il demenziale, ossia violenta la canzone sacra, “Tu scendi dalle stelle”, in “ti devi vaccinare”, e poi sbraca vergognosamente in un maelstroem senza metrica, senza logica, senza senso, senza intonazione e, in definitiva, senza dignità in un uomo della sua età, allora vuol dire che il grottesco ha vinto, il ridicolo ha vinto, il macabro ha vinto. Cioè ha vinto il Pd, anche se ha perduto.
“Tu scendi dalle stelle vaccino bello, la quarta dose devi fare se il Natale vuoi festeggiar, la quarta dose devi fare se il Natale vuoi festeggiar”. Con quella vocina da cartavelina, odiosa quanto lo stridor di unghie su un muro, sul gesso, sul cesso. Vaccino bello. Cioè io a quasi 60 anni devo vedere (e raccontare) uno in fama di scienziato, che dovrebbe curare la gente, la dovrebbe salvare, e con improbabile timbro agnellato fa dei ricatti osceni, se vuoi festeggiare a Natale ti devi punturare. Ohè, Pregliasc! Te se matt? Se non ci accoppa la pozione, ci fa secchi la canzone. E se Pregliasco fa lo scienziato come fa la popstar, allora si spiegano tante, e poi tante, e poi tante cose: ma tutte agghiaccianti.
Poi mente e lo sa. Cioè qui non è questione di cantare, è che la non tanto stimata categoria dovrebbe cantare in un altro senso, magari con una lampada in faccia, oppure tacere per sempre. La filastrocca blasfema, perché qui siamo al bestemmione in confessionale, è bugiarda come la faccenda dell’immunizzazione (se mai, siamo all’immunità per certi asini recidivi), in estremissima sintesi: dopo le conferme, i riscontri, i grafici (letti come Dio comanda, non come usano al Domani), le ammissioni in prima persona anzi in prima Big Pharma, che i vaccini non vaccinavano, non immunizzavano (“Noi di Pfizer? Mai testati, mai detto”), non coprivano, e, in ultimo, non garantivano di scampare la rianimazione o il reparto intensivi; in compenso scatena(va)no tempeste di effetti collaterali, quasi sempre devastanti; ebbene, se avessimo previsto tutto questo, dati causa e pretesto, se lorsignori virologi avessero detto la verità, non saremmo ridotti alla canna del gas, invece siamo ancora qua, eh già, col viroinfluencer che bela il remake di Tu scendi dalle stelle e “la quarta dose ti devi far se il Natale vuoi festeggiar”.
Fabrizio Ernesto Pregliasco, Milano, ricercatore, 63 anni fra 4 giorni (zero auguri): cosa ti spinge ad umiliarti così? La vanità? L’overdose di vaccini a effetto purtroppo psichedelico? La speranza di seguire il rivale Crisanti (quella sì, quella è sicuro, ed è una invidia bruciante, che scava, che penetra nell’rna peggio della spike). A proposito di colleghi coltelli: uno pensava di averle viste tutte dopo l’oscenità di un Natale fa, ve la ricordate? E qui debbo saccheggiare me stesso, ma almeno, a differenza di Galimberti, il filosofo delle idee altrui, lo ammetto e comunque è roba mia; scrivevo l’an passato, sempre su questo sito: “Io ho visto. Purtroppo io ho visto. Ho visto cose che voi umani. E anche disumani. Ho visto i tre provaccini, Crisanti, Pregliasco e Bassetti cantare sulle note di Jingle Bells “sì sì sì, sì sì vax, vacciniamoci”. Una roba talmente da fuori di testa, che uno anche vedendola non ci crede. E più la rivede e meno ci crede. Perché la mente non si rassegna, perché qui siamo a “vedo gli asini che volano nel ciel. Il segno della fine, altro che tramonto dell’Occidente di Spengler, qui siamo oltre il declino e anche oltre il vaccino. Con sopra uno straziante effetto nevicata che completa la tristezza veramente sovietica della faccenda. Uno sente ‘se vuoi andare al bar, felice a festeggiar, le dosi devi far, per fare un buon Natal’, e gli viene voglia d’impestarsi, di mutilarsi, d’ammazzarsi. Altro che Covid. Perché va bene tutto, ma c’è un limite. Anche alla pazzia furiosa, dev’esserci un limite”.
Invece non c’era e Pregliasco s’è messo in proprio, come quelle boyband che durano un calendario e poi gli fan fare la carriera solista al cantante. Che, peraltro, aveva già dato chiari segni di smania, oltre che di opinabile equilibrio: eccolo, su Youtube, maciullare l’imperitura “Azzurro” di Paolo Conte, in un modo che neppure un sordomuto sarebbe riuscito a fare (quell’altro, che gli regge in microfono, in mascherina icasticamente rossa, avrà almeno coperto l’orrore sul volto). E il virocelentano mente, e lo sa, quando poi chiosa: “Hanno paura, i novax, ma questo vaccino serve a sconfiggere il virus”. Sì, come no, serviva così tanto che, dopo 3 dosi, il Fedez dei virologi è lì a cantare “fatti la quarta pera, ah!”. I commenti, sotto al video di Youtube, sono imperdibili: “Pregliasco vai allo Zecchino d’oro”. “Guardate in che mani siamo, ci vuole una rivoluzione”. E il definitivo, marmoreo: “Mi fido dei consigli di Pregliasco come di quelli di Malgioglio per prendere della figa”.
Eh, la saggezza popolare! Ma finisce lì, quale rivoluzione, la verità è che questi hanno vinto e donna Giorgia non potrà farci niente e noi con lei. Hanno vinto loro e io, cronista abbruttito che ogni anno sto qui a recensire le canzoni natalizie dei virologi, ormai inevitabili come il Concerto in Vaticano, io non è che abbia perduto: io sono disperso. Io non esisto. Non sono mai esistito, come diceva Carmelo Bene, il quale aggiungeva: “Solo gli imbecilli esistono!”. Ma infatti.
Nella feroce, bruciante presa d’atto della sconfitta, al cronista sia almeno consentito suggerire una struggente versione alternativa: è quella composta, e tuttora inedita, 40 anni fa al liceo Carducci di Milano dall’amico e compagno Marcello Pardieri da poco scomparso e al quale è idealmente dedicato questo articolo. Caro Marcello, che ti volevano bene tutti e a tutti volevi bene pur essendo un delinquente della goliardia: eri un profeta, ci manchi quanto Frank Zappa, chi sa che avresti immaginato, col tuo sarcasmo micidiale, in questo tempo di virologi che, ed è storia, e ci sono le fontih, pretendevano di vietare perfino le scopate: ah, se proprio volete, non oltre i 15 minuti (commento generale di mogli, fidanzate e amiche vere: ma magari, Signore…), meglio a pecorina e comunque a mascherina. E lì non potevi arrivarci neanche tu, Marcello mio caro. Però il tuo rifacimento di Azzurro, il tuo, altro che Pregliasco, resta attuale, e mi permetto di cambiare una sola parola e tu dal cielo avrai già capito quale: “Mi tiro le pippe tutto l’anno, non c’è nessuna che me la dà/Non scopo nemmeno a capodanno, sono virologo, che posso far…”. Cantatela tutti insieme con me, facciamola quest’ultima resistenza. Anche se hanno vinto loro, soccombiamo con orgoglio e dignità.
Max Del Papa, 7 novembre 2022