Cronaca

L'omicidio efferato

Turetta e il raptus del “bravo ragazzo”: perché il caso Giulia Cecchettin ci sconcerta

L’assassino risponderà del suo crimine. Ma la banalità del male assoluto, commesso dall’insospettabile, resterà impressa nella pietra

filippo turetta

Il brutale assassinio di Giulia Cecchettin continua a suscitare un grande interesse per l’informazione nazionale, sebbene non sia certamente il primo caso di femminicidio riportato dalle cronache.

Turetta e l’omicidio di Giulia

Io credo che, come emerso durante la puntata di venerdì scorso di Stasera Italia, sia proprio la famigerata banalità del male che abbia sconcertato buona parte dell’opinione pubblica. Il fatto che Filippo Turetta, il classico bravo ragazzo, prima d’ora esente da guai con la giustizia, sportivo e, a quel che si sa, diligente nello studio e in qualunque altra attività coinvolto, abbia espresso una così disumana violenza non riesce a trovare una accettabile giustificazione nella testa di tutti quei benpensanti che, sempre alla ricerca di rassicurazioni, questa casella impazzita della loro weltanschauung proprio non riescono a rimetterla a posto.

La lezione di Freud

In realtà, come ci dovrebbero insegnare alcuni postulati della psicoanalisi – intesi più come strumento di analisi delle cose umane che come metodo terapeutico -, la civiltà non costituisce affatto una dote acquisita nei nostri geni. Essa, al contrario, rappresenta una sovrastrutturazione psichica, se così la vogliamo definire, che le varie istanze educative della società determinano a beneficio dei nuovi venuti, a partire dai primi contatti familiari.
Sigmund Freud ne dà questa incisiva definizione: “Noi crediamo che la civiltà si sia formata attraverso il contenimento dei moti pulsionali istintivi a vantaggio della società, e tale contenimento non è mai dato una volta per sempre, ma va costantemente ripetuto – per l’appunto – ogni qualvolta un nuovo individuo fa il suo ingresso nel consorzio civile.”

Ebbene, legata a questo semplice ma fondamentale passaggio dello sviluppo umano vi è la cosiddetta regressione; ossia quella situazione, che spesso ci capita di vivere, nella quale, per tutta una serie di condizioni a noi avverse, reali o percepite che siano, si precipita ad un precedente livello evolutivo, quasi sempre in modo temporaneo.

L’esempio classico e incruento di questo aspetto, misconosciuto ai più, della psicologia umana è il classico ciucciarsi il dito che, con tutti i suoi surrogati a base di sigarette o bevande alcoliche, segnala il ritorno consolatorio ad una antica fase orale, sicuramente creato da una nostra momentanea difficoltà.

Ora, questo breve ma necessario pistolotto dovrebbe servire, almeno spero, a comprendere che il sottostante della citata sovrastruttura civile è la componente istintiva, preponderante agli albori dell’umanità. Una componente in realtà ancora piuttosto presente, dal momento che oltre a Freud, molti altri studiosi della psiche umana hanno spesso sottolineato che molti dei nostri comportamenti, a cui diamo una spiegazione razionale, in realtà partono da profonde motivazioni inconsce e, per questo, a noi ignote.

Un raptus brutale?

Tornando alla morte della povera Giulia, mi sembra corretto affermare che, senza con ciò voler in alcun modo giustificare il suo assassino, ci troviamo di fronte ad una incontrollata esplosione di violenza brutale che, tuttavia, non rende il suo autore, Filippo Turetta, troppo diverso dagli altri suoi simili.

Interessante, a questo proposito, la riflessione espressa dallo psichiatria Romolo Rossi alcuni anni fa, nell’ambito di un documentario su uno dei più prolifici serial killer italiani, Maurizio Minghella. Secondo questo studioso, che è stato ordinario di psichiatria presso l’Università di Genova, anche il più feroce degli assassini non è poi tanto diverso dalle persone definite normali, le quali internamente possono sviluppare in potenza le peggiori tendenze aggressive e violente. La differenza sostanziale è che la stragrande maggioranza degli individui tali tendenze riescono a tenerle sempre sotto controllo, attraverso i cosiddetti freni inibitori.

Ma nel caso in oggetto, purtroppo per la povera Giulia, un ragazzo che non aveva mai manifestato alcun segno di violenza fisica, senza un preavviso si è trasformato in un mostro spietato.

Perché l’omicidio di sconcerta

Ed è per questo che il circo mediatico non si placa, cercando in ogni maniera di mostrare ogni elemento in grado di demonizzare a tutto tondo il suo assassino, scavando nel suo passato alla ricerca di qualche dettaglio sospetto da gettare in pasto alla fame di rassicurazione dei relativi lettori e telespettatori.

Credo, tuttavia, che malgrado gli sforzi, a prescindere dalla verità processuale che emergerà in un giudizio già fortemente inquinato proprio dallo stesso circo mediatico, non si riuscirà nell’intento. Filippo Turetta verrà giustamente chiamato a rispondere del suo efferato crimine, ma la banalità del male assoluto, commesso dall’insospettabile, classico ragazzo della porta accanto, questa volta resterà impressa nella pietra.

Claudio Romiti, 3 dicembre 2023

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