Una delle frasi più cattive è «chi è causa del proprio mal… etc.». E, pensando ai disastri in nord Europa per le alluvioni, noi non diciamo quella frase. Anche perché la causa del male non sono gli europei, ma è l’Unione europea. Con, al primo posto, quella che, senza una vena di rossore sul volto e con non poco cinismo, ha dichiarato: «L’intensità e la durata di questi eventi sono favoriti dal riscaldamento globale», sottintendendo – va da sé – che le misure da prendere son quelle da essa stessa proposte, e cioè il riversamento di 1500 miliardi del denaro dei contribuenti nelle tasche di chiunque sia coinvolto, o perché fabbricante o perché venditore o installatore, di turbine eoliche, parchi fotovoltaici e automobili elettriche. Costei è la tedesca commissaria della Ue.
Da manicomio: se io gestissi le finanze di casa mia come costei il denaro dei cittadini della Ue, sarei proposto dai miei più stretti parenti per l’interdizione. Così accadrebbe se io, avendo impegnato in un progetto le risorse finanziarie di casa mia, e dopo averle perdute una volta, riproponessi il progetto per la seconda volta, e poi, dopo il secondo insuccesso, per la terza volta. All’inizio del millennio, la Ue per diversi anni infastidì il mondo intero inducendolo ad approvare il Protocollo di Kyoto, che si proponeva di ridurre le emissioni, entro il 2012, di circa il 5% rispetto a quelle del 1990. Quando nel 2008 era evidente che quel proposito era niente più che una pia illusione, visto che quell’anno le emissioni, lungi dal mostrare una pallida riduzione, erano invece aumentate del 40%, orbene nel 2008 la Ue approvò il pacchetto 20-20-20: le emissioni, la cui riduzione del 5% si rivelava impossibile, dovevano essere ridotte del 20% entro il 2020. Da manicomio.
I fiumi di denaro continuarono a scorrere verso l’insano progetto anche quando, nel 2012, anno-obiettivo del Protocollo di Kyoto, si poteva benissimo costatare che le emissioni, anziché diminuire del 5%, erano invece aumentate del 50%. Giunti al fatidico 2020, si dovette costatare che le emissioni, anziché diminuire del 20%, erano aumentate del 60% rispetto ai livelli del 1990.
Cionondimeno, questa signora dai biondi capelli sulla zucca, ma con, sembrerebbe, non molto sale dentro, insiste. Il suo Paese ha installato, più di tutti al mondo, oltre 50 gigawatt fotovoltaici e oltre 60 gigawatt eolici. E, ci fanno sapere, e case automobilistiche tedesche sarebbero pronte a immettere sul mercato auto full-electric. All’uopo, e con la promessa che servivano per proteggersi dai cambiamenti climatici avversi, dalle tasche dei cittadini tedeschi saranno stati prelevati, a occhio e croce, euri 300 miliardi, a tenerci bassi.
Il clima è rimasto insensibile alla mossa geniale. La recentissima alluvione ha fatto cadere 200 mm di pioggia in un giorno. Ma, non dobbiamo dimenticare, nel novembre 1951 vi fu un’alluvione peggiore nel Polesine, con oltre 1500 mm di pioggia in quattro giorni, oltre 100 morti e quasi 200 mila senza tetto. E nel settembre del 1868 ce ne fu una altrettanto devastante in Svizzera, con 1120 mm di precipitazioni in una settimana, oltre 50 morti e immensi danni economici. In quell’anno, il lago Maggiore raggiungeva i 200 metri di profondità.
Ma, a dispetto dei pensieri geniali che passano per la tua testa, cara Ursula, nel 1951 s’era in pieno global cooling. E nel 1868 le attività umane presunte climalteranti erano assenti. Quei pensieri che attraversano la tua graziosa testolina sono un pericolo per l’intera Unione europea. La quale farebbe bene a rispedirli alla mittente, e allocare le proprie risorse per proteggersi da eventi coi quali, fin dai tempi di Noè, l’umanità deve imparare a convivere e dai quali deve imparare a difendersi.
Franco Battaglia, 20 luglio 2021