Politica

Tutte le bufale sul naufragio (spiegate a chi accusa il governo)

La nave che percorre 40 miglia, le regole di ingaggio: mente chi dice che il “mutato clima politico” rallenta i soccorsi

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Nella sua rivisitazione della celebre aria del Barbiere di Siviglia di Rossini, “La calunnia è un venticello”, Edoardo Bennato assimila la calunnia anche ad una “una notizia per sentito dire” che “va in prima pagina di un giornale e poi diventa verità ufficiale… e il meschino calunniato, avvilito, calpestato sotto il pubblico flagello va a crepar…”

La celebre aria, nella rivisitazione di Bennato, non è mai stata così attuale e si attaglia perfettamente a quanto si legge su alcuni giornali e si sente dalle dichiarazioni di presunti esperti in merito alla tragedia di Cutro che imporrebbe maggiore sensibilità e rispetto.

Pur di attaccare il Governo in carica si costruiscono improponibili teoremi che dichiaratamente tendenti ad individuare responsabilità politiche, costituiscono delle non dissimulate accuse alla Guardia Costiera ed alla Guardia di Finanza, sebbene nei loro confronti vengano nel contempo rivolte ipocrite espressioni di apprezzamento: è del tutto evidente che le responsabilità penali per una eventuale cattiva gestione dei soccorsi ricadano su chi abbia dovuto eventualmente attivarli e dirigerli, i quali, per espressa previsione normativa, non sono i ministri.

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Si continua ad insistere che l’imbarcazione dei migranti, individuata come tale soltanto dopo il tragico evento, andasse soccorsa nel momento stesso in cui è stata avvistata, sebbene la stessa non presentasse problemi di galleggiabilità; navigasse tranquillamente nonostante il mare formato ad una velocità di circa sei nodi; non vi fosse stata alcuna segnalazione di navi in ritardo o persone scomparse; non fosse pervenuta alle competenti autorità alcuna segnalazione in merito all’omesso invio da parte di una persona o di un natante di un rapporto di sicurezza, qualora previsto; che l’imbarcazione, così come rilevata e fotografata, non si presentasse né sovraccarica, né che potesse indurre al sospetto di un traffico di migranti.

Non si comprende in base a quale regola marinaresca o norma di diritto positivo o disposizione interna si possa pervenire a simili conclusioni.

È bene, quindi, fare chiarezza.

Secondo la comune esperienza e le disposizioni normative nazionali ed internazionali, si procede al soccorso quando una nave non sia in condizioni di manovrare e rischi di perdersi e nei casi più gravi di affondare con conseguente pericolo di vita degli equipaggi e dei passeggeri. A seguito dei numerosi fenomeni migratori via mare, al fine di garantire ai migranti maggiori possibilità di sopravvivenza, la Guardia Costiera italiana, prima di tutte le altre, ha instaurato da tempo la prassi di attivare senza ritardo le procedure di ricerca, salvataggio e soccorso nei confronti delle imbarcazioni adibite al loro trasporto, anche quando non corressero un immediato e concreto pericolo di affondamento, per il solo fatto di essere sovraccariche; prive di un equipaggio di professionisti a bordo; mancanti delle dotazioni di sicurezza; di viveri ed acqua a sufficienza; con persone a bordo meritevoli di assistenza medica; per le particolari condizioni o previsioni meteo.

L’Unione Europea ha codificato questa prassi inserendo nel regolamento UE 656/2014 che contiene norme per la sorveglianza delle frontiere marittime in cooperazione con Frontex disposizioni che prevedono che se, nel corso di un’operazione marittima, un’unità marittima o aerea ha motivo di ritenere di trovarsi di fronte a una fase di emergenza debba trasmettere tutte le notizie utili per l’attivazione della procedura di soccorso ed attesa delle istruzioni del centro di coordinamento del soccorso, adottare tutte le opportune misure per salvaguardare l’incolumità delle persone interessate. Secondo tali disposizioni, qualora fosse rilevata un’imbarcazione che presentasse le criticità sopra indicate, scatterebbe immediatamente la fase di pericolo, ovverossia la terza fase delle procedure di soccorso previste dalla Convenzione di Amburgo.

Le norme ed i principi che hanno improntato l’attività di soccorso e di salvaguardia della vita umana in mare così come descritta non sono mutati anche in seguito all’aggiornamento del Piano S.A.R. Marittimo Nazionale (aggiornato nel 2021 dal ministro Paola De Micheli), quindi afferma delle falsità chi sostiene che non sono considerate più in pericolo le imbarcazioni in condizioni precarie di stabilità purché riescano a muoversi.

Pertanto, se lo stato di pericolo dell’imbarcazione naufragata a Cutro risultava evidente, palese, indubitabile, secondo la narrazione di alcuni opinionisti televisivi presentati come esperti per il loro passato di onorati servitori dello Stato, allora sia il pilota di Frontex, che ha avvistato e fotografato l’imbarcazione, sia il personale della Centrale operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto alla quale è pervenuta la notizia, sarebbero, nella migliore delle ipotesi, degli sprovveduti. Sta di fatto che il pilota di Frontex ed il personale delle Capitanerie di Porto sono dei professionisti di provata ompetenza ed affidabilità, gli altri sono solo dei personaggi in cerca d’autore, perché è facile esprimere severe e critiche valutazioni ex post con fastidiosa sicumera.

Tra l’altro, all’atto dell’avvistamento, non pare fosse percepibile che si trattasse di un’imbarcazione di migranti ovvero che essa potesse incorrere in un potenziale pericolo di affondamento, tant’è che la stessa, dalla ricostruzione che ne è stata fatta dal Ministro dell’interno, prima di affondare (e non per motivi di stabilità o di cedimento strutturale) ha percorso circa quaranta miglia in poco meno di sei ore con mare formato.

Non si può per tali motivi parlare di ritardo o buco nell’attivazione dei soccorsi, perché l’imbarcazione, che dalla fase di avvistamento alla fase di arrivo in prossimità delle coste calabresi ha percorso circa quaranta miglia con mare formato in poco meno di sei ore, non poteva essere oggettivamente percepita come nave bisognosa di assistenza o soccorso.

Per approfondire

Si sarebbe potuto ritenere che vi fosse stato un ritardo, un buco, nell’attivazione dei soccorsi se vi fossero stati segni evidenti, nell’arco temporale compreso tra l’avvistamento e l’arrivo nei pressi delle coste calabresi, di potenziale pericolo per l’imbarcazione (dovuta ad esempio al suo parziale o totale impedimento a manovrare; alla presenza di falle con conseguente imbarco d’acqua; a cedimenti strutturali od sbandamenti e perdita di assetto) ma, lo si ribadisce, l’imbarcazione, in quell’arco temporale ha percorso circa quaranta miglia con mare formato.

Del tutto strumentali ed offensive sono da ritenersi le insinuazioni passate, di recente, in una nota trasmissione televisiva, secondo le quali il personale delle Capitanerie di Porto e della Guardia di Finanza (che pur svolgendo attività di law enforcement non ha mai rinunciato a soccorrere e salvare naufraghi o persone in pericolo) possa essere stato influenzato dal “clima politico” nell’esercizio della parte più nobile della propria attività: il soccorso e la salvaguardia della vita umana in mare. Essi a differenza di altri, proprio perché sanno cosa significa andar per mare e rischiare la vita insieme alle persone che salvano; che hanno provato e provano l’emozione e la commozione per aver salvato una vita; che ancora cedono allo sconforto quando non vi riescono, trattenendo il pianto; non si lasciano imporre da nessuno di rinunciare ai propri principi ed alla propria coscienza e comunque non essendo dei minus habens non violano la legge per un mutato “clima politico” incorrendo in responsabilità penali.

Ben venga quindi un’approfondita indagine della magistratura che possa finalmente accertare come siano andati i fatti sulla base di oggettive valutazioni che metta fine ai fastidiosi, intollerabili processi sommari mediatici costruiti non sui fatti ma su personali faziose rappresentazioni mentali affette dal morbo dell’ideologia.

Contrammiraglio (CP) r. Aniello Cuomo, 12 marzo 2023