Esteri

Tutti gli errori di Macron

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Da giorni le cronache mondiali ci raccontano delle proteste in Francia per l’uccisione del diciassettenne Nahel, giovedì a Nanterre, da parte di un poliziotto a un posto di blocco. Come sappiamo, ciò ha scatenato la violenta reazione da parte degli abitanti delle banlieues, soprattutto immigrati di seconda generazione. Una situazione di tensione altissima, che i francesi hanno già vissuto sulla propria pelle quasi 18 anni fa, per ben tre settimane, tra ottobre e novembre 2005. Già allora infatti avvenne un episodio simile, ossia la morte di due diciasettenni e il ferimento di un terzo, folgorati da un trasformatore all’interno di una cabina elettrica mentre, pare, scappavano dalla polizia. Evento che fu seguito dal lancio di una granata di gas lacrimogeno nella moschea Bilal di Clichy-sous-Bois, in quel momento gremita di fedeli raccolti in preghiera per celebrare una notte del Ramadan sacra per i mussulmani, e che contribuì a far accrescere la tensione.

Il ministro dell’Interno di allora era Nicolas Sarkozy. No, non è un omonimo. Si tratta proprio dell’ex Presidente francese. Colui che, assieme ad Angela Merkel, in quei nefasti giorni di ottobre 2011 sghignazzava quando, al termine del Consiglio europeo, veniva chiesto loro se Berlusconi li avesse rassicurati sui provvedimenti contro la crisi che avrebbe preso il governo italiano. E che, una ventina di giorni dopo, benediceva festante l’arrivo del sobrio professor Monti e del suo governo di tecnici che gli italiani ricordano, ahimè, molto bene.

Ebbene, già allora Sarkozy, come Macron oggi, il quale ha dato la colpa persino a Tiktok e Snapchat, social usati dagli adolescenti, che rientrano nella fascia d’età più coinvolta dalle rivolte di cui vi stiamo raccontando, fece fatica a fermare le violente proteste. Anzi, se possibile, le inasprì pure, visto che per riferirsi agli abitanti delle banlieues, usò la parola, appartenente al gergo giovanile, “racaille” (feccia). Sicuramente non il termine migliore per invogliare quei facinorosi a porre termine a razzie, violenze e quant’altro.

Da vicini d’Oltralpe, la preoccupazione resta massima. Anche perché il nocciolo della vicenda, purtroppo, resta alla base. La Francia, che vuole spiegarci come si gestisce l’immigrazione irregolare (tema sul quale, va detto a onor di firma, il nostro Governo sta facendo molta fatica) si ritrova in casa periferie composte da immigrati di seconda, terza, quarta generazione, che ciclicamente rifiutano di integrarsi e che sfruttano qualsiasi pretesto per riversare la propria rabbia nei confronti dell’ex colonizzatrice. E no, caro presidente Macron, il problema non sono solo i cretini che, per sostenere quei criminali, grandi o piccoli che siano, postano sui social le loro gesta.

Lc, 4 luglio 2023

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