Siamo tutti novax. Nel senso che, fatta salva la quota fisiologica di ossessi che in ogni società rifiutano tutto (oggi il vax, domani le terapie monoclonali, poidomani i fiori di Bach), la categoria si è arbitrariamente allargata a comprendere: dubbiosi, scettici, confusi, possibilisti, sconcertati, fino a chi si è pur vaccinato ma senza entusiasmo e dunque in fama di disfattista. Perché non basta la siringa, bisogna farla col sorriso ilare di Zingaretti, in una giulebbosa melassa di messaggini petalosi: “mi vaccino perché mi amo”; “mi vaccino perché ti amo”; “lo faccio per il mio Paese”; “è un atto di responsabilità”; “serve a tutelare tutti”; “la felicità passa per il vaccino” ed altre amenità sconfortanti, pronte a torcersi subito nella maschera orrorifica della bambina dell’Esorcista: “Cosa? Non ti vaccini? Sei novax? Ti odio, che tu possa morire, ti voglio vedere intubato, non meriti di essere curato, siate maledetti per tutte le generazioni a venire, stammi lontano, meriti la peggiore agonia”, eventualmente amplificata, tipo le due infermierine piddine che, in chat, si confidavano: appena me ne capita sotto uno, gli sbaglio la vena dieci volte per vederlo soffrire.
Gente stupenda, che resta umana, che odiare le costa, inclusiva, includente, inoculante e rispettosa: pensala come vuoi ma se non la pensi come me son pronto a farti la pelle. Intendiamoci, non che dall’altra parte vada meglio, il dramma nel dramma di questa emergenza infinita, che c’è anche quando non serve, che si alimenta con trovate liberticide quali il green pass, è che la società si è frantumata in curve ultrà e questo non è tanto colpa del “Potere”, maiuscolo, alla Pasolini, ma in primis dei cittadini, che più invocano tolleranza e rispetto e più vanno dietro alle rispettive manie, pretesti, convenienze e son pronti a toglierti l’amicizia, reale, non sui social, perché “hai tradito” (in un senso o nell’altro, e chi scrive ne sa qualcosa). Per cui la quale, siamo tutti novax: a meno di non essere durissimi, purissimi, piddissimi.
Senonché dei novax scatenati si sa tutto, comprese alcune invenzioni giornalistiche; gli altri, invece, i provax, sembrano tutti angeli feriti e invece la loro volgarità, la loro arroganza è miserabile, in puro ztl style. Ecco, dunque, un greatest hits degli insulti più triviali da parte dei buoni.
Apriamo con un clamoroso Roberto Burioni, quello che definiva il golden boy novax Gianni Rivera “un babbeo” (“Burioni? Non lo conosco, io ricordo Buriani che giocava con me nel Milan”): “[I novax] devono restare agli arresti domiciliari e fare una vita da sorci, fate una colletta per pagargli Netflix”. Cioè sono poveri, sfigati, galeotti e ratti.
Ecco s’avanza Selvaggia Lucarelli, intellettuale ricordata per il reality “La fattoria”, l’opera d’esordio “Mantienimi: aiutami a preservare la mia moralità” e le palettine alzate a un varietà del sabato sera: “Devono ridursi a poltiglia verde”.
Andrea Scanzi, il famigerato cazzaro vax (o cazzaro caregiver, è uguale): “Mi divertirei a vederli morire come mosche mentre mangio pop corn”.
David Parenzo, un ometto chiamato zanzara: “Rider, sputate nel cibo che consegnate ai novax” (rider, se vi capita di consegnare a casa Parenzo, sapete cosa fare, in tutte le variazioni possibili).
Alessandro Gassman, figlio di un cognome, la spia che vien da Capalbio, uno che, apprendiamo, vive male, sconvolto, comprensibilmente, da continue crisi d’ansia e: “Niente vaccino? Allora non entrino nei negozi e nei ristoranti”.
Gli fa eco Claudio Bisio, detto “il compagno Mediaset” perché fu il “dittatore fascista” Berlusconi a farlo miliardario, in lire, con le sue televisioni: Chi non vuole il green pass (e dunque rifiuta di vaccinarsi) stia a casa sua, non c’è Salvini che tenga”. Salvini è un po’ come la Nutella per Salvini stesso, va bene su qualsiasi cosa.
Sebastiano Messina, firma di Repubblica a un passo dalla grande notorietà: Mario Giordano, Nicola Porro e, per estensione, chi scrive sul disgraziato sito di quest’ultimo, disgraziato perché difendere un’idea di libertà in Italia è una disgrazia incomparabile: ti sputacchiano da ogni parte, sono tutti dei “populisti da marciapiede”. Quale firma del disgraziato sito in questione, accetto la definizione e spero solo di incontrare Messina per dimostrargli quanto ha ragione.
Ma zitti e buoni, parlano i Maneskin, 80 anni in quattro, passati in un par d’anni da suonare lungo i marciapiedi ai talent, festival ed eurofestival e dunque, dopo tanta spinta, bisognosi di sdebitarsi: “Ripijateve: voi novax siete come i terrapiattisti”. E chi crede che i Maneskin siano musica, per giunta rock, sono come quelli che negano l’uomo sulla luna e credono che le Torri Gemelle le abbia buttate giù l’America.