“All eyes on Rafah” ha raggiunto e superato la cifra di 50 milioni di condivisioni nel mondo.
Questa immagine pubblicata sui social sembra sia stata creata dall’intelligenza artificiale, e vi devo confessare che quando l’ho vista la prima volta – alcuni giorni fa –evidentemente non l’avevo capita!
L’avevo “condivisa”, interpretata, così come la mia mente mi ha portato a capirla.
Mi spiego: credo anche io occorra puntare gli occhi su Rafah per tutto quello che sta succedendo e per come i cittadini di Rafah e dell’intera striscia di Gaza siano sottoposti a un ricatto costante da parte di Hamas.
Poi, evidentemente, guardando chi la pubblicava, come la pubblicava, i commenti che vi erano sotto e alla fine una domanda di mia figlia adolescente ho capito che l’immagine era stata fatta per attirare le menti che sono a priori contro Israele e questo riconferma quello che diceva Freud “nessuno è padrone in casa propria” riferendosi all’inconscio o agli insegnamenti di Osho che parlava “della mente che mente”.
Quindi in poco tempo dai balletti e le smorfie di Instagram e dei vari social ora tutti sono diventati esperti di geopolitica!
Oggi, dopo pochi giorni, dall’uscita di questa immagine, c’è una proposta di pace di tregua da parte di Israele, una proposta sensata che prevede come minimo la restituzione degli ostaggi ancora vivi o dei corpi degli ostaggi morti, e ancora oggi non c’è una risposta di Hamas, mentre il popolo palestinese soffre.
Mi vengono alla mente alcune riflessioni che vorrei condividere…..
Abbiamo scritto “Free Gaza from Hamas”, ma Gaza, ma i cittadini di Gaza sono ostaggi o in qualche maniera complici e proteggono i tunnel, i razzi che ancora vengono mandati su Tel Aviv, su Israele e i nascondigli di Hamas? Sì, perché anche questo non si capisce, come in una situazione di disastro assoluto, dove ci sono dicono pochi chilometri non sarebbero controllati dall’IDF, Hamas riesca ancora a mandare razzi su Israele.
E cosa dovrebbe fare Israele? come al solito aspettare e proteggersi con l’iron dome? Sono anni che fa già così.
E, ancora: pochi giorni fa il nostro ministro Tajani ha detto che verranno sbloccati i fondi 5 milioni di euro all’UNWRA. Non ci siamo ancora capiti: questi soldi non andranno ad aiutare i cittadini palestinesi, come già successo in questi anni, in questi decenni. Questi soldi non serviranno a fare asili a costruire ospedali decenti a costruire fognature decenti a costruire palazzi e case vivibili, ma a comprare armi e a costruire tunnel, perché Hamas non riconosce lo Stato di Israele, non riconosce l’idea che possa nascere uno stato di Israele. Chi conosce la storia sa che il problema è tutto qua: dal 1947, con il riconoscimento dello Stato di Israele con una risoluzione delle Nazioni Unite e il giorno dopo i paesi arabi che attaccano Israele; bisognerebbe conoscere la storia, bisognerebbe ripassarla tutta, e non è compito di queste righe, però è bene ricordarselo.
Biden oggi invita Hamas ad accettare questa tregua in tre fasi, un invito a mio parere poco enfatizzato sui giornali italiani, ma aggiungiamo anche una cosa:così come gli USA stanno premendo sul governo Israeliano ora è compito anche di quegli Stati arabi che hanno sempre finanziato Hamas, stati arabi non considerati canaglia come l’Iran, ma come il Qatar o l’Arabia, adesso devono agire, svolgere la loro funzione di pressione su Hamas per accettare questa tregua, liberare gli ostaggi vivi e restituire gli ostaggi i corpi dei defunti, e cercare di avviare un percorso di riconoscimento per entrambe le parti.
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Camillo Milko Pennisi