Ormai già da diverse settimane (se non da alcuni mesi) l’unica domanda che ci si poneva era quella relativa a quando la matematica avrebbe consegnato nelle mani dell’Inter lo scudetto della tanto agognata seconda stella.
Sì perché sul fatto che il campionato edizione 2023/2024 fosse ormai in ghiaccio per i nerazzurri non vi erano dubbi da tempo.
Il calendario della Serie A ha creato i presupposti per una sceneggiatura indimenticabile in ottica titolo, offrendo all’Inter l’opportunità, pressoché irripetibile, di giocarsi il primo match point scudetto nel derby in “trasferta” con il Milan; i nerazzurri non si sono fatti pregare e con grande autorevolezza hanno espugnato San Siro prendendosi il tricolore ed imponendo ai cugini l’”onta” dei festeggiamenti per la seconda stella in una Scala del Calcio a forti tinte rossonere.
Troppo evidente la supremazia in campionato della squadra di Inzaghi, capace di tenere un ritmo forsennato per tutta la stagione e demolire progressivamente i sogni di gloria di tutte le contendenti – più teoriche che reali – in ottica titolo.
Fin dalle prime giornate l’andatura imposta dai nerazzurri ha fatto una grossa selezione nel gruppone delle inseguitrici; soltanto la Juventus è riuscita in qualche modo a rimanere in scia alla Beneamata, creando le premesse per quello che per quasi due terzi della stagione è stato un appassionante duello in vetta alla classifica. Duello che, complice il crollo verticale della Vecchia Signora, si è poi trasformato in un vero e proprio monologo nerazzurro.
Che questa Inter fosse tra le principali pretendenti per lo scudetto era nella logica delle cose ma era difficile prevedere che potesse vincere in modalità schiacciasassi, surclassando senza appello anche le avversarie più accreditate. E ciò acquisisce ancora maggior valore se pensiamo al fatto che durante la sessione di mercato estiva avevano salutato la Pinetina calciatori del calibro di Lukaku, Dzeko, Brozovic, Onana e Skrinjar, profili sulla carta non propriamente semplici da rimpiazzare.
Marotta, vero e proprio fuoriclasse del calciomercato, ha operato in modo eccellente in entrata, chiudendo operazioni mirate e portando in nerazzurro un perfetto mix di calciatori esperti e di prospettiva, rivelatisi tutti perfettamente funzionali agli ambiziosi obiettivi del club.
Sommer si è dimostrato un estremo difensore sempre efficace ed affidabile (Onana al contrario è incappato in una stagione difficile allo United), Pavard ha innalzato il tasso tecnico e l’esperienza internazionale della retroguardia mentre davanti Thuram (arrivato a parametro zero) si è integrato benissimo con Lautaro Martinez, dando vita ad un reparto offensivo perfettamente assortito e devastante. Che dire poi del grande colpo in prospettiva, quel Frattesi che si è inserito gradualmente nei meccanismi della squadra facendosi trovare pronto ogni qual volta è stato chiamato in causa, realizzando anche alcuni gol pesanti.
All’ottimo impatto dei nuovi si è affiancato il rendimento eccellente di chi in nerazzurro c’era già; Acerbi ha disputato una delle proprie migliori stagioni in carriera, Bastoni e Dimarco sono diventati pedine insostituibili nello scacchiere di Inzaghi, Darmian si è sempre rivelato prezioso. Il centrocampo (senza esagerare uno dei migliori d’Europa), trascinato da leader come Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan ha sapientemente alternato e combinato muscolarità, geometrie e fantasia mentre in attacco il Toro si è confermato top player di livello internazionale guadagnandosi anche il titolo di capocannoniere indiscusso dell’intera serie A.
Un grande merito per questa cavalcata trionfale va riconosciuto a Simone Inzaghi, che ha saputo valorizzare al meglio la rosa a propria disposizione dando alla squadra uno stile di gioco ben definito e riconoscibile; l’Inter è riuscita nell’impresa per nulla banale di combinare risultati e bel calcio, senza mai snaturarsi o rinunciare alla propria identità ed esprimendo un calcio sempre propositivo. Con questa vittoria Inzaghi conquista il suo primo scudetto da allenatore dimostrando nei fatti di non essere più “soltanto” uno specialista nelle coppe ma di saper essere abile condottiero anche sulla lunga distanza del campionato. Peraltro il palmares del tecnico nei suoi primi 3 anni all’Inter appare sontuoso, considerando che ha già messo in bacheca ben 2 Coppe Italia, 3 Supercoppe Italiane ed ora lo scudetto della seconda stella; senza dimenticare che lo stesso tecnico non più tardi di 12 mesi fa ha condotto la sua squadra fino ad una finale di Champions in cui ha messo in grande difficoltà il City stellare di Guardiola.
In questa Serie A i nerazzurri non hanno mai avuto veri passaggi a vuoto (cosa invece puntualmente accaduta alle altre contendenti), e sono stati bravissimi nel gestire quelle fisiologiche fasi di appannamento vissute, ricorrendo all’occorrenza a quel pizzico di cinismo e pragmatismo che non può mancare alle grandi squadre.
Da sottolineare poi l’eccellente tenuta fisica e mentale di questa Inter, in grado di affrontare in modo eccellente il doppio impegno senza pagare dazio in termini di punti persi in campionato (per stanchezza e/o infortuni), grazie ad una rosa profonda ed alle sapienti rotazioni di Inzaghi.
Esempio plastico della grande tenuta mentale dei nerazzurri è stata la gestione del duello con i bianconeri; anche quando la Vecchia Signora ha temporaneamente superato l’Inter in vetta alla classifica – complice l’impegno vincente in Supercoppa Italiana dei nerazzurri – la Beneamata non si è scomposta né innervosita ed ha al contrario alzato ulteriormente i giri del proprio motore, continuando a sostenere un ritmo che ha fiaccato la resistenza della Juventus fino a farla crollare.
Chiosa finale sui numeri, che certificano una volta di più il campionato stratosferico disputato dalla Beneamata; 86 punti in 33 match (media di 2,6 punti per partita) frutto di 27 vittorie, 5 pareggi ed una sola sconfitta (che risale al lontano settembre 2023), migliore attacco (79 reti all’attivo), difesa bunker (sole 18 reti subite) e migliore differenza reti tra le capoclassifica dei principali campionati europei (per intenderci meglio di Real Madrid, Liverpool/Arsenal, Bayer Leverkusen e PSG).
E davanti ci sono ancora 5 partite e 15 punti in palio per provare a migliorare ulteriormente queste statistiche impressionanti e puntare chissà a sfondare il muro dei 100 punti in classifica.
Enrico Paci, 22 aprile 2024
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