Tornato in Italia nel 1921, con queste idee, comincia a stendere la Storia del liberalismo europeo, divisa in una parte storica e una teorica, che è la sua opera più conosciuta e influente. Influente ancora oggi oltre Manica, ove è citata sempre nelle bibliografie sul tema (uscì tradotta da Collingwood per Cambridge University Press nello stesso anno in cui uscì in Italia: il 1925); dimenticata del tutto invece in Italia, ove pure ebbe un grosso peso nella storia della lotta al regime e nella formazione fra gli intellettuali di una coscienza antifascista (secondo forse solo a quello della Storia d’Europa di Croce). Fu presto dimenticata nel secondo dopoguerra, pur avendo assunto de Ruggiero, dopo la caduta del fascismo, importanti ruoli a livello nazionale (fu deputato, ministro della Pubblica Istruzione, primo rettore post-fascista della Sapienza). Tanto che la nuova edizione, che ho avuto l’onore di curare per il progetto editoriale “Società aperta” di Mimesis, diretto fra gli altri da Salvatore Veca, è a mio avviso un piccolo evento editoriale (l’opera era praticamente introvabile in libreria, nelle vecchie edizioni Laterza e Feltrinelli).
Cosa può dirci a noi, uomini di un altro secolo e millennio questa Storia? Cosa è vivo attuale del pensiero liberale di de Ruggiero? 1. Prima di tutto direi il suo carattere formale: le esigenze (e quindi le risposte) liberali non sono definibili a priori, e ad ogni generazione tocca individuare le prime e reinventare le seconde. 2. In secondo luogo, l’importanza dello Stato e delle istituzioni come garanzia della libertà, anche di quella economica (il mercato, che pure è valore liberale, non può essere abbandonato a stesso). 3. In terzo luogo, l’insistenza sulla non coincidenza di liberalismo e individualismo. Un limite è forse invece la fiducia, che de Ruggiero aveva come un po’ tutti i vecchi liberali, nell’idea di Progresso. Che il liberalismo dovesse dopo tutto sempre trionfare sui regimi autoritari per sua intrinseca forza, è un assioma su cui oggi non saremmo certo più pronti a giurare.
Il vecchio Croce, che sopravvisse al suo sodale (de Ruggiero morì a Roma il 29 dicembre 1948), se ne rese conto, legando il concetto di Libertà a quelli di Male e Vitalità. E sempre più paragonò le sorti del liberalismo e quelle stesse della civiltà, alla precarietà miracolistica con cui la ginestra leopardiana rifulge nella sua bellezza essendo in ogni momento minacciata di sparizione dalla lava del Vesuvio e dalle indomabili forze della natura.
Corrado Ocone, il Mattino, 26 luglio 2021