Nel giro di pochi anni l’ambiente è divenuto un tema centrale nel dibattito politico e mediatico facendo ricadere sotto il suo ombrello gli eventi più diversi. Ciò ha inevitabilmente comportato che questo tema assumesse centralità nelle decisioni dei governi e delle entità sovranazionali, influenzando direttamente e in modo significativo, fin dentro la nostra quotidianità, la vita dei cittadini e delle imprese. Una tendenza che appare destinata a crescere, in particolare in Europa e in Occidente.
A molti cittadini non sembrano essere ancora ben chiare le implicazioni che avranno nei prossimi anni le politiche ambientali e quale sarà l’impatto sulle loro vite. Già oggi vivono sulla propria pelle le conseguenze di una iper-regolamentazione delle imprese – in particolare di piccole e medie dimensioni – costrette a fare i conti con un aumento esorbitante dei costi e delle leggi. La nuova Bibbia dell’Ue si chiama Green Deal, un grande piano realizzato con l’obiettivo di raggiungere la neutralità energetica entro il 2050 (con una prima scadenza nel 2030) attraverso il FIT for 55, ovvero la riduzione delle emissioni del 55%. Per capire il valore che le istituzioni europee attribuiscono a questo progetto, basterebbe citare le parole del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen secondo la quale il Green Deal sarà come lo sbarco dell’uomo sulla Luna! Per quanto il piano dell’Ue sia in effetti “lunare” nei contenuti e nelle scadenze, purtroppo per i cittadini europei le conseguenze saranno ben concrete.
Presi individualmente, i regolamenti approvati dall’Unione europea negli ultimi anni possono apparire decisioni con un impatto limitato a singoli ambiti della società: l’ambiente, l’alimentazione, la famiglia, la religione. Tuttavia, se si uniscono i puntini, emerge un disegno politico ben preciso. Si tratta di un progetto portato avanti da una parte dell’establishment europeo per ridefinire i nostri stili di vita, le nostre usanze e le nostre tradizioni, un grande piano pedagogico di rieducazione basato su un leitmotiv: il senso di colpa. «Dobbiamo cambiare il modo di vivere!», questo è il mantra che viene ripetuto perché a causa dei nostri comportamenti il pianeta starebbe morendo. Bisogna smettere di mangiare carne poiché gli allevamenti producono troppo inquinamento.
Non si deve più dire che un bambino nasce da una mamma e un papà perché è discriminatorio. Non si possono celebrare le festività cristiane perché altrimenti i fedeli di altre religioni si offendono. Dobbiamo rinnegare il nostro passato a causa di quanto accaduto con il colonialismo e così via, in un profluvio di politicamente corretto e di smania di cancellazione. Se le politiche europee rappresentano lo strumento legislativo per modificare abitudini e stili di vita, è indubbio che ciò sia possibile perché il campo è stato preparato da una campagna mediatica e culturale senza precedenti per spingere un’agenda green dai precisi connotati ideologici. Attori più recenti di questa narrazione, nuovi guerriglieri del “bene verde” dell’umanità sono le organizzazioni ambientaliste radicali, gli eco-attivisti catastrofisti (o, per meglio dire, “eco-teppisti”) che attraverso le loro azioni di disobbedienza rivendicano politiche ancor più rivoluzionarie sui temi ambientali.
Dalle strade bloccate alla vernice gettata su quadri e monumenti sempre a favore di telecamera e con toni tanto apocalittici quanto pacifisti, alcuni di questi gruppi hanno imboccato derive estremiste e violente (come vedremo più avanti). Ma l’ambientalismo ideologico ha molte sfaccettature, ciascuna a suo modo dannosa come testimonia l’ambientalismo del “no a tutto”, particolarmente diffuso nel nostro Paese. In inglese c’è un’espressione per descriverlo, ovvero Nimby (Not in my backyard, “Non nel mio cortile”) che sta a significare il rifiuto di opere – anche se necessarie – realizzate vicino a casa propria. Più in generale, però, e alla base, c’è un problema di approccio culturale. Per opporsi alla retorica dell’“ambientalista collettivo” è necessario conoscere e approfondire le sue caratteristiche, i temi e le battaglie portate avanti con l’intento di cambiare radicalmente la nostra società con la scusa dell’ambiente. Solo così ci si potrà poi concentrare su una parte più propositiva oggi quantomai necessaria.
Liberilibri, 8 dicembre 2023
Domani, 9 dicembre alle ore 17, nella Sala Elettra alla Nuvola dell’Eur, ci sarà la presentazione del libro “Follie ecologiste” di Francesco Giubilei, ospiti dell’evento “Più libri, più liberi”. L’autore ne parlerà con Chicco Testa, Lorenzo Castellani e Francesco Borgonovo.