Tutti muti sulla Turchia antisemita e anticristiana

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Il voltafaccia del Presidente Trump nei confronti degli alleati Curdi che gli hanno permesso di vincere la guerra contro l’Isis senza perdere neanche un uomo, è una di quelle scelte che verranno, poi, con il tempo, spiegate e magari giustificate dagli storici.

Con il tempo però, perché al presente la scelta della Casa Bianca puzza, e in Israele, anche se bisogna tenersi caro l’alleato americano, in molti sentono la stessa puzza che aveva il Primo Libro Bianco del 3 giugno 1922, del Secondo Libro Bianco del 21 ottobre 1930 e, soprattutto, del Terzo Libro Bianco del 17 maggio 1939 con la quale la Gran Bretagna limitava l’ingresso degli ebrei nella Palestina mandataria.

Limite mantenuto e applicato alla lettera sia nei confronti di coloro che durante la guerra e i rastrellamenti volevano fuggire dall’Europa dei campi di sterminio, sia nel dopoguerra nei confronti dei reduci di quegli stessi campi di sterminio, nonostante che gli stessi ebrei palestinesi, inquadrati nelle truppe di Sua Maestà, avessero combattuto Hitler mentre gli arabi, seguendo il Gran Muftì di Gerusalemme, erano inquadrati nelle SS naziste.

Ma questa è storia, storia che però si ripete in questi giorni con le popolazioni curde del nord della Siria, storia che sta seguendo lo stesso canovaccio: tradimenti, massacri e ignavia da parte di chi potrebbe fermare il massacro ma che invece preferisce voltarsi dall’altra parte e perdere tempo in altre vicende oggettivamente meno importanti.

Durante la Seconda Guerra Mondiale chi poteva fare qualcosa si nascondeva in ordine sparso, oggi, invece, lo fanno tutti insieme sotto la sigla Unione Europea, perché a conti fatti, e messi sui piatti della bilancia, la Turchia conta molto più di quattro disperati siano essi Curdi, Yazidi o Cristiani.

Gli ebrei, alla fine, nonostante tutti i Libri Bianchi, e pagandolo un prezzo immenso, sono riusciti ad avere il loro Stato. La speranza è, visto che anche ai curdi era stata fatta una certa promessa poi dimenticata di indipendenza o almeno di larga autonomia se avessero combattuto al fianco dell’Occidente, che il mondo per una volta facesse ciò che è giusto e non ciò che è conveniente nel permettere a questo popolo di vivere nel mondo da pari e non da sottomesso.

Ma considerando che il problema è con una nazione come la Turchia, che ancora oggi non riconosce il massacro degli Armeni compiuto nel periodo dell’Impero Ottomano, è difficile credere che ciò possa accadere, e sicuramente non in tempi brevi. Ma siccome la speranza è sempre l’ultima a morire nel frattempo solo Israele, fra le nazioni occidentali, ha inviato aiuti umanitari alle popolazioni curde.

Ma la Turchia di Erdogan non si ferma e va oltre, le sue truppe, sicuramente addestrate alla pulizia etnica nei confronti delle minoranze, religiose e culturali, aiutati dai mercenari jihadisti al soldo del dittatore, non si sono limitate e, secondo fonti curde, nella città di Tal Abyad (di questo sono state pubblicate diverse fotografie) le case dei cristiani e armeni sono state segnate con scritte rosse rendendole così obbiettivo di coloro che vorranno depredarle di quel poco che resta.

Ma se si vuole obbiettare che forse quelle fotografie non sono vere, o comunque non verificabili perché arrivano da teatri di guerra, la stessa cosa non si può certo dire per le pubblicità razziste, anticristiane e antisemite, due al prezzo di uno, che sono uscite su molte fermate degli autobus ad Ankara e a Istanbul, immagini che raccontano chiaramente quale è la deriva che sta prendendo la Turchia di Erdogan.

Nella pubblicità si vede chiaramente un Crocifisso e uno Scudo di David con riportato il versetto 51 della Sura 5: ” Non prendere ebrei e cristiani per i tuoi alleati; non sono altro che alleati l’uno dell’altro. Allah non guida tali malvagi”.

Come già scritto Trump, l’Europa e, tranne poche eccezioni, gli altri governi del mondo libero, si sono voltati per non vedere il massacro dei curdi, per il momento formalmente sospeso anche se la tensione resta altissima. Ma con queste premesse però c’è da chiedersi se coloro che volevano la Turchia nell’Unione Europea abbiano forse cambiato idea e c’è da chiedersi, inoltre, fino a quando il mondo libero, con Usa e Gran Bretagna in testa, potranno continuare ad accettare una nazione ormai radicalmente islamizzata come la Turchia nella NATO e, soprattutto, quando si decideranno gli americani a trasferire altrove le bombe atomiche che hanno stoccate nella base aerea di Incirlik prima che cadano nelle mani sbagliate.

Michael Sfaradi, 22 ottobre 2019

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