Tornando alla lista dei testimoni oltre ai grandi accusatori, quelli che hanno ricevuto sconti di pena o immunità a patto di raccontare quello che l’accusa vuole sentir dire nell’aula del tribunale, ci sono politici di primo piano, ex ministri e tutta la compagnia cantante. Spuntano però tre nomi decisamente interessanti e cioè: Uzi Arad, Avi Dichter e Tamir Pardo. Per chi non li conoscesse è giusto spiegare che Uzi Arad è membro dell’Institute for National Security Studies (INSS) di Tel Aviv, uno stratega di livello internazionale e figura ben nota in politica estera. Tra il 2009 e il 2011 è stato consigliere per la sicurezza nazionale del Primo Ministro di Israele e capo del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano. Avi Dichter oltre ad essere un politico israeliano e presidente del Comitato Affari Esteri e Difesa è stato ex ministro della sicurezza interna e direttore dello Shin Bet, il controspionaggio. E poi, ciliegina sulla torta, c’è anche il nome di Tamir Pardo ex Memuneh, cioè ex direttore del Mossad, i servizi di intelligence dello Stato di Israele, colui che il 1º febbraio 2011 ereditò “l’Istituto” (Mossad significa Istituto) dal mitico Meir Dagan.
Davvero il Procuratore di Israele oltre ad aver messo sotto accusa il Premier vuole portare questi tre personaggi sul banco dei testimoni? A che pro? Per fare domande alle quali non risponderebbero neanche sotto tortura? La maschera è caduta ormai e c’è da chiedersi dove Avichai Mandelblit con la collaborazione della sinistra israeliana, l’appoggio dei media e degli amici stranieri, voglia arrivare. Vuole forse processare la nazione intera? Anche questa domanda nasce spontanea e, nel pensare tutto il male possibile di questa storia e di come si sta delineando, con accuse e contraccuse, testimoni e tribunali è molto probabile, quasi possibile, che proprio questo sia il suo scopo. Vogliono processare Israele? Si accomodino pure, la storia dirà poi chi era il vero colpevole.
Michael Sfaradi, 5 dicembre 2019