Cultura, tv e spettacoli

Tv Talk, la superiorità etica con la voce pacata

Cultura, tv e spettacoli

Se c’è un programma che unisce la solennità di Porta a Porta con la serenità di Don Matteo è senz’altro Tv Talk di Massimo Bernardini: ogni sabato pomeriggio su Rai3 il programma che vorrebbe ergersi a giudice della tv affonda come l’Isola dei Famosi in una retorica ben officiata da Bernardini: un senso di superiorità etica lo porta con voce pacata in maniche di camicia all’american steady cam ad analizzare le trasmissioni della settimana. Montale l’avrebbe definito uno “stundaio”: cioè colui che ha l’“atteggiamento tipico di orgoglio e timidezza, misto a diffidenza.

La pratica quotidiana del mugugno, un certo complesso di inferiorità nei confronti dell’altro, bilanciato dal senso di superiorità morale Tv talk dovrebbe essere un talk ma è sempre tv: tanto che su Google, malgrado l’aurea che Tv Talk si da, lo definiscono una “serie televisiva”. Bernardini è l’ennesimo prodotto di una comunione e liberazione che vorrebbe avere autorità critica, ed ha solo autoreferenzialità. Bernardini, con quella giacca e camicia, ricorda un pochino il Michael Douglas di Un giorno di ordinaria follia: ci si aspetta sempre che esploda ma è “il tipico funzionario la servizio della Rete”; dall’altra sembra un predicatore americano che promette sempre illusioni, girata la pagina.

L’idea di sfidare il “Quinto potere” o anche solo provarci è un gioco di specchi che è diventata una passerella del peggio dei personaggi tv. Aiutato dalle analisi del Professor Simonetti, pacioso studioso di media che sembra parlare di tv come se “la società dello spettacolo” e l’invasione dell’infotainment fossero rimasti al Carosello, Bernardini fa snocciolare ascolti, share, tipo di pubblico, parla di curve e picchi di ascolto con soddisfazione, ultimo baluardo che ci fa credere che l’Auditel serva ancora come indice di successo dei programmi e non la raccolta pubblicitaria.

I suoi ospiti l’hanno via via cannibalizzato: ormai sono Costantino della Gherardesca, Alba Parietti, Chef Rubio, e via di seguito. Bernardini non pone mai una domanda che sia una. Tipo: ma a parte i miliardi di Fabio Fazio perché dobbiamo pagare Filippa Laberback che non fa nulla se non applaudire e ripresentare gli ospiti? Mai che Bernardini si chieda perché quando finisce il Tg5 le conduttrici mettano in squadra sempre i fogli come le maestre con i registri, mai che sollevi un interrogativo su quelli che ancora mandano i video gridando “Italia 1” come l’ultimo soldato giapponese che non sa che la guerra è finita. Poi ci sono gli opinionisti, under 30, che sono peggio degli studenti di Quante storie di Augias e del pubblico di Forum.

Bernardini descrive il nulla catodico con il nulla: mentre gli ospiti parlano si infervora al massimo con un movimento di ciglia. Per Bernardini le serie tv sono al massimo che Dio ci aiuti, la sua tragressione è accennare al trash di Barbara D’Urso o alla supremazia di Maria De Filippi. Ci si perde in analisi che anni fa, al debutto, erano interessanti e soprattutto nuove, adesso sembra un cortocircuito che “Blob” sintetizza in 5 minuti.

Bernardini ufficia la sua messa festiva come un conduttore che deve timbrare il cartellino, come il chierico che deve dismettere la veste, come il padre di famiglia che dopo Amadeus, Lella Costa, Gino Strada non vede l’ora di tornare a casa in famiglia fiero di essersi guadagnato la pagnotta. Qualche guizzo lo regalava Riccardo Bocca, quando la sua critica televisiva usciva dal contesto di questo Pranzo è servito dei complimenti e con lucido cinismo cercava di riportare il discorso ad un livello maggiore ma purtroppo Bocca era all’ombra del suo ego. Molta attenzione ai “social”, ma essendo la trasmissione registrata non ha una gran freschezza. E così non ci rimane che questo “Tv talk” trasformato nel “RadiocorriereTv”. Forse a ridare smalto alla trasmissione ci vorrebbe Filippa Laberback…

Gian Paolo Serino, 8 febbraio 2019