Spesso basta un simbolo. Eccolo: oggi l’Ucraina ha “decapitato” la statua all’Arco dell’Amicizia dei popoli che rappresentava il legame tra Mosca e Kiev. Ci sta, sia chiaro. Un paese aggredito reagisce anche così, volendo. Il punto è che quel testone di bronzo che rotola sul terreno sembra in tutto e per tutto la sintesi di quanto sta avvenendo sul campo dei negoziati internazionali. Nessuno pare avere davvero interesse a trovare un accordo che porti alla pace. Si combatte, anche a parole, rischiando di esacerbare gli animi.
Ieri il capo del Pentagono, volato insieme a Blinken a Kiev, ha messo sul tavolo il vero obiettivo Usa nella guerra in Ucraina: indebolire militarmente la Russia affinché non possa più avviare altre guerre. Parole che hanno spinto il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, a ritenere la Nato “in guerra per procura” con la Russia. In pratica: l’Occidente arma Kiev non solo per permettere la difesa, ma anche per colpire Mosca. Ne sono forse l’esempio le misteriose esplosioni di questi in giorni di depositi di carburante in territorio russo: dietro c’è lo zampino ucraino? Sono incursioni, magari con droni kamikaze? Difficile appurarlo. Ma certo sono segnali sulle intenzioni di Usa e Gran Bretagna, quelli che Zelensky considera gli alleati più affidabili: far capire a Putin che può essere colpito anche nel proprio territorio.
Il ministro della Difesa del Regno Unito, James Heappey, in un’intervista alla Bbc ha infatti fatto sapere che il governo di Sua Maestà ritiene “del tutto legittimo” che l’Ucraina effettui attacchi all’interno della Russia per interrompere le linee di rifornimento, così come è normale attenderci che Mosca faccia altrettanto con Kiev. “Fa parte della guerra”, ha detto Heappey. E questo anche se vengono usati gli armamenti forniti dalla Nato: “Le armi che l’Occidente sta consegnando all’Ucraina hanno una gittata che consente di colpire al di là del confine”. Minaccia o avvertimento?
La dichiarazione ha provocato l’immediata reazione della Russia, che non la pensa allo stesso modo. O meglio, ritiene che qualora valesse il discorso di Londra, allora Mosca sarebbe legittimata a colpire il territorio Nato (la Polonia, ad esempio) per distruggere i convogli di armi occidentali che transitano verso l’Ucraina. “Capiamo correttamente che per ‘interrompere la logistica dei rifornimenti militari’ la Russia può colpire obiettivi militari sul territorio di quei paesi della NATO che forniscono armi al regime di Kiev? – si chiede Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo – Dopotutto, questo porta direttamente alla morte e allo spargimento di sangue sul territorio dell’Ucraina. Per quanto ne so, la Gran Bretagna è uno di questi Paesi”. Minacce neppure troppo velate che non fanno ben sperare. E che poco dopo sono state rese ancor più esplicite da fonti del ministero russo alla luce dei tentativi di Londra di “spingere le autorità ucraine” a colpire la Russia: “L’esercito è pronto a condurre raid di rappresaglia se la Russia verrà attaccata con armi occidentali – riporta la Tass – raid proporzionati contro i centri decisionali a Kiev, dove si trovano i consiglieri occidentali”.