Esteri

Ucraina, chi sta sabotando la pace

Esteri

di Salvatore Di Bartolo

Mentre il bilancio dei morti, non soltanto militari, ma anche e soprattutto vittime civili ucraine, continua vertiginosamente a crescere giorno dopo giorno, il tavolo delle trattative per raggiungere la pace non sembra andare da nessuna parte. Perché? Chi ha realmente l’interesse a porre fine ad un conflitto che da oltre un mese dilania l’Ucraina?

La posizione dei russi

La guerra è ancora ad un punto di stallo perché i russi non hanno ancora raggiunto quella posizione di forza che vorrebbero far valere al tavolo delle trattative. Gli accordi di pace, infatti, potrebbero realmente andare verso una svolta solo in presenza di qualcuno, la Russia nel caso specifico, che sia chiaramente in procinto di avere la meglio e quindi di imporre le proprie condizioni all’avversario sconfitto. In questa fase del conflitto l’armata russa non è ancora riuscita a centrare la posizione attesa alla vigilia, e pertanto persiste nella sua avanzata sperando in un cedimento della sin qui eroica resistenza ucraina, che potrebbe essere valutato, verosimilmente, allorquando i costi del conflitto non saranno più sostenibili per il popolo ucraino.

Il piano degli Stati Uniti

Dopo il discorso tenuto a Varsavia da Joe Biden, in cui il Presidente americano non ha esitato ad alzare i toni dello scontro etichettando Putin come un assassino, e dichiarando apertamente: “quell’uomo deve andarsene dal governo della Russia”, è parsa evidente l’indisponibilità degli Stati Uniti a cercare una distensione con i russi.

Quale sarebbe allora il piano degli Usa? Continuare ad oltranza le ostilità, garantendo assistenza con mezzi economici e militari agli ucraini al fine di prolungare un conflitto che, secondo i piani statunitensi, nel lungo periodo tenderà a logorare economicamente e militarmente la Russia fino a dissanguarla, favorendo così il crollo del regime di Putin. In questa chiave può essere interpretata la mancanza di un reale sforzo diplomatico degli Usa per raggiungere un cessate il fuoco. E ciò, con buona pace dell’Unione europea, che rischia seriamente di doversi accollare i principali costi del protrarsi delle ostilità, confermando, anche in questa occasione, tutte le proprie debolezze strutturali e la manifesta subalternità all’alleato statunitense.

Il ruolo della Cina

Chiamatisi fuori gli Usa (almeno al momento) dal ruolo di mediatore nel conflitto, potrebbe essere la Cina a prendere il loro posto. I cinesi, infatti, potrebbero avere interesse a cercare una mediazione per raggiungere un accordo tra le parti e mantenere in vita il modello di globalizzazione economica che gli ha consentito di prosperare in questi decenni fino ad arrivare ad insidiare il ruolo di prima potenza economica mondiale agli Stati Uniti. Con lo scoppio della guerra russo-ucraina, la Cina potrebbe adesso cogliere la ghiotta opportunità di accreditarsi al ruolo di superpotenza in grado di fungere da risolutore del conflitto e dimostrare al mondo di poter interpretare il ruolo giocato fino ad ora dagli americani.

Potrebbe quindi consumarsi sul terreno ucraino il tentativo della Cina di sostituire (non solo economicamente ma anche geopoliticamente) gli Usa sfilandogli il ruolo di prima superpotenza mondiale. Laddove invece i cinesi dovessero mettere da parte le proprie ambizioni geopolitiche e mantenere comodamente l’ambiguità dimostrata sino ad ora, mancherebbe sulla scena un vero mediatore, con il rischio che la durata del conflitto possa protrarsi ancora a lungo.