Non è un caso, forse, se secondo il Pentagono la Russia sta iniziando a ritirare le sue forze dalle vicinanze di Kiev. Una sorta di mano tesa per i negoziati: “Faremo due passi concreti per evitare l’escalation della crisi – ha spiegato Medinsky – la Russia ridurrà drasticamente l’attività militare vicino a Kiev e Chernikiv”. Non si tratta di un cessate il fuoco, ma di un modo, ha aggiunto il vice ministro della Difesa, Alexander Fomin, per “aumentare la fiducia reciproca per i futuri negoziati”. Per il Cremlino non ci sarebbero nemmeno problemi se Kiev decidesse di entrare nell’Ue.
Dietro questo passo in avanti potrebbe esserci anche la posizione della Cina, che non ha abbandonato Mosca ma senza perdere di vista i propri interessi. Che sono economici ed hanno bisogno della globalizzazione per procedere. “La guerra in Ucraina pregiudica la pace, la stabilità e la ripresa economica mondiale”, ha detto il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. Ad essere preoccupati sono “i paesi in via di sviluppo”, prima tra tutti la Cina.
Unica nota stonata della giornata, al netto dei combattimenti, è la posizione degli Usa che, per ora, non vedono “reale serietà” dal Cremlino. Presto però si terrà un secondo round di negoziati.