Il voto sull’invio degli equipaggiamenti bellici all’Ucraina manda letteralmente in tilt il Partito democratico e contribuisce a rendere ancor più traballante la già di per sé fragile leadership di Elly Schlein.
A far scattare il cortocircuito in casa dem sono state le risoluzioni alla Camera sulla proroga delle armi a Kiev. I dem hanno votato la loro risoluzione a sostegno dell’Ucraina, ma per un motivo ai più ignoto si sono astenuti su quelle – identiche – presentate dalla maggioranza di centrodestra e dal blocco centrista (Azione, Più Europa e Italia Viva). Risoluzioni puntualmente approvate dall’Aula di Montecitorio grazie ai voti favorevoli espressi dai partiti di governo e dalle formazioni di centro, ma anche di un pezzo del Pd. Che si è spaccato. Tre esponenti dem, Lorenzo Guerini, Marianna Madia e Lia Quartapelle, si sono infatti sottratti alla folle strategia del partito di Elly di non approvare una mozione che supporta Zelensky solo perché a presentarla era stata la maggioranza o il Terzo Polo.
Una scelta senz’altro coerente, quella dei tre deputati, in continuità con la linea seguita dal Partito democratico nel corso della precedente legislatura, allorquando, è bene ricordarlo, fu proprio Lorenzo Guerini, in qualità di ministro della Difesa dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, ad apporre la firma su ben cinque decreti che sancirono l’invio da parte dell’Italia dei primi equipaggiamenti militari all’Ucraina. Allora, ricordiamo anche questo, il Pd votò favorevolmente all’invio delle armi a Kiev. Oggi, invece, con il centrodestra al governo, i dem decidono di astenersi, nonostante gli stessi partiti di maggioranza avessero preventivamente proposto al Pd un sì reciproco alle risoluzioni. Niente da fare. Evidentemente la coerenza non è di casa dalle parti del Nazareno, salvo rarissime eccezioni.
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Ma non solo. Perché oltre a mostrarsi profondamente contraddittorio, il Partito democratico targato Elly Schlein dimostra ad ogni occasione utile uno spiccato sentimento anti-atlantico, contrario alla sua stessa storia e a quegli stessi valori liberal-democratici che, almeno a parole, i dem sostengono di incarnare. I dem, infatti, hanno ben pensato pure di astenersi (invece di esprimere voto contrario) alla risoluzione firmata Movimento Cinque Stelle che chiedeva lo stop all’invio di armi all’Ucraina.
Riassumendo: il Pd ha votato sì alla propria mozione pro-Kiev, si è astenuta a quella pro-Kiev della maggioranza e si è astenuta a quella anti-Kiev del M5S. Che senso ha? La verità è che nei fatti, e il voto di Montecitorio ne è la prova, questo Pd si dimostra sempre meno liberale e meno democratico (a dispetto del nome, incoerenti anche in questo evidentemente ) e sempre più radicalizzato su posizioni anti-europee, anti-occidentali e anti-atlantiche, che suscitano crescenti imbarazzi e malumori tra la componente più moderata di un partito ormai completamente allo sbando.
Salvatore Di Bartolo, 10 gennaio 2024
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