Dopo il faccia a faccia al ventiduesimo vertice Sco a Samarcanda, ovvero l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, il presidente turco ritorna a parlare delle intenzioni di Putin e della guerra in Ucraina. Nel conflitto tra Mosca e Kiev, infatti, Ankara sta svolgendo un ruolo decisivo di mediazione, almeno sotto due profili essenziali. Da una parte, la Turchia è tra i principali Stati ad essersi impegnata nello sblocco delle esportazioni di grano ucraino, affinché le forniture arrivino ai Paesi più bisognosi, in particolare il Corno d’Africa. Dall’altra, invece, Erdogan sta esercitando un ruolo decisivo nella negoziazione delle trattative tra Zelensky ed il Cremlino.
L’ottimismo di Erdogan
Proprio sotto quest’ultimo profilo, notizia di poche ore fa è la dichiarazione del leader turco, ad una televisione americana, secondo cui Putin sarebbe pronto a porre fine alla guerra il più presto possibile: “Mi sta dimostrando che è disposto a porre fine a questa situazione”, ha affermato Erdogan stesso. E questo dipenderebbe essenzialmente dagli ultimi esiti del conflitto. La resistenza ucraina, infatti, prosegue la propria offensiva nelle zone nord-est del Paese, in particolare nei territori di Kharkiv, quindi a nord del Donbass. Proprio stamattina, il governo di Kiev ha annunciato la riconquista di un villaggio vicino alla città orientale di Lysychansk, nel Lugansk, facendo perdere il totale controllo della regione al nemico.
Erdogan ha poi specificato come “duecento ostaggi saranno scambiati, in seguito a un accordo tra le parti. Penso che si farà un passo in avanti significativo”. E ribadisce la posizione mediatrice di Ankara: “Se in Ucraina si stabilirà una pace, ovviamente la restituzione delle terre che sono state occupate diventerà molto importante. Mosca ha fatto alcuni passi in questa direzione”.
Le reali intenzioni di Putin
Al di là delle impressioni del leader turco e dell’andamento del conflitto, dove gli ucraini hanno riottenuto più di duemila chilometri quadrati di territorio; pare però che la comunicazione del Cremlino non sia mutata. Pochi minuti dopo l’intervento di Erdogan, infatti, Mosca ha ribadito l’impossibilità di intavolare soluzioni diplomatiche, almeno in questo momento: “Adesso, prospettive del genere non sono visibili”, ha specificato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, all’agenzia di stampa russa Interfax.
A ciò si aggiungono altri due aspetti rilevanti. Da una parte, Putin ha da poco dichiarato che la Russia non intende “deviare dal suo corso sovrano“. Secondo il leader, l’ordine mondiale “si sta trasformando ed il mondo si sta muovendo verso il multipolarismo”, una posizione ribadita anche da Xi Jinping, nell’incontro con Putin in Uzbekistan. Dall’altra, la Duma, ovvero la camera bassa del Parlamento russo, ha approvato in mattinata una serie di emendamenti del codice penale, che prevedono il rafforzamento delle pene in caso di “mobilitazione”, “legge marziale”, “tempo di guerra” e “conflitto armato”. Decisioni legislative che non paiono orientate al raggiungimento di soluzioni diplomatiche con il governo Zelensky.
Il referendum di Lugansk
Per di più, il Parlamento dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk ha approvato all’unanimità il decreto, che prevede la fissazione di una data per il referendum di annessione alla Federazione russa. Si tratta di una mossa simile a quella del 2014 in Crimea, quando la penisola venne formalmente sottratta a Kiev, attraverso lo strumento referendario.
Insomma, nonostante i presupposti ottimistici di Erdogan, pare che la guerra tra Ucraina e Russia rimanga un conflitto a tempo indeterminato. Di questo avviso, è pure l’amministrazione Biden, la quale ha posto più che dubbi, non solo sull’invio di armi più potenti a Kiev, ma anche sul fatto che l’Ucraina possa essere dichiarata vincitrice, come sostenuto invece da buona parte dei quotidiani italiani mainstream.
Nel frattempo, le azioni belliche hanno ampiamente superato i duecento giorni. Secondo Zelensky, in questi ultimi sette mesi, “è stata scritta la storia”. Sicuramente, Mosca ha sottovalutato l’addestramento e la caparbietà delle forze militari ucraine, per quella che doveva essere solo una guerra lampo. Ma l’esito finale è ancora tutto da scrivere.
Matteo Milanesi, 20 settembre 2022