Sarà che hanno capito che Donald Trump vuole chiudere i conti; sarà che, dopo tre anni di guerra, sono stanchi; sarà che hanno imparato a essere realisti e pragmatici; fatto sta che gli ucraini, secondo un sondaggio condotto dall’Istituto internazionale di sociologia di Kiev (Kiis), vogliono la pace e pure a condizioni non esattamente favorevoli.
Il 47% di loro è pronto a un “rinvio della liberazione dei territori temporaneamente occupati”, purché non si accetti anche il veto russo sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Dopodiché, è bene leggere tra le righe: i territori “temporaneamente occupati” rischiano di rimanere tali molto a lungo; e il “rinvio della liberazione” rischia di essere un rinvio a tempo indeterminato.
Il popolo, insomma, ha fiutato la malaparata: le regioni che Vladimir Putin ha conquistato difficilmente torneranno sotto il pieno controllo di Kiev, che peraltro ha sempre faticato a gestirle, vista la presenza di numerosi filorussi – un fattore che non dobbiamo dimenticare, anche se l’aggressione di Mosca a un Paese sovrano ci aveva fatto perdere di vista il problema delle minoranze che, culturalmente, non si sentono di appartenere alla nazione con la bandiera gialloblu.
Leggi anche:
- “Donald Trump la pensa come me”. Cosa dice Giorgia Meloni sull’Ucraina
- Ucraina, il piano di Trump (e Musk) per far finire la guerra
A conferma che la formula di pace preferita degli ucraini è la rinuncia agli oblast invasi in cambio dell’entrata nell’Alleanza atlantica e nell’Ue, c’è la percentuale di quanti si sono detti favorevoli a questo punto di caduta: il 64% degli intervistati. Resta comunque una folta schiera di persone che sperano di poter cacciare il nemico almeno da Zaporizhzhia e da Kherson: il 60% degli interpellati nel sondaggio vuole la Nato, l’Ue e la riconquista di quelle aree, mollando invece la presa su Donbass e Crimea. D’altronde, pure quando si parla di generiche concessioni territoriali ai russi, cioè vere e proprie annessioni allo Stato invasore, la percezione degli ucraini appare mutata rispetto al recente passato: il 51%, giura il Kiis, rimane contrario, ma a ottobre la quota dei duri e puri era al 58%; i favorevoli allo smembramento della nazione, invece, sono saliti dal 31 al 38%.
Così, se è vero che le condizioni della pace dovranno deciderle gli aggrediti, è vero pure che costoro ci stanno indicando una strada precisa. E se la volontà democratica conta più dei calcoli di potenza, sarà il caso che chi di dovere ne prenda atto.
Franco Lodige, 3 gennaio 2025
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis)