Continua ad essere il campo di battaglia più infuocato di tutta l’Ucraina, quello del Donbass, da quando gli eserciti della resistenza e quello russo si stanno affrontando, ormai da settimane, nella cittadina di Bahkmut, a pochi chilometri da Donetsk. È notizia proprio di questi ultimi giorni la presa di Soledar da parte dei militari del Cremlino, che nelle scorse ore ha già dichiarato la conquista completa della città – abitata da 10mila ucraini – grazie all’intervento decisivo del temuto gruppo Wagner.
Anche dalle colonne de La Repubblica, grazie all’ausilio di una fonte anonima, si è affermato come la cittadina risulta essere stata persa dal governo Zelensky, specificando infatti che l’esercito ucraino ha lasciato Soledar ai soldati russi e si è piazzato subito ad ovest, tra il fiume Bakhmutkove – “ha fatto saltare i ponti per fermarli” – e l’autostrada. “È questione di poche centinaia di metri, è una nuova linea difensiva, da lì si vedono in faccia con i russi, ma è fuori”, ha concluso la fonte. Nonostante tutto, Kiev ha già affermato che farà “tutto il necessario per difendere” la città che, ormai, si aggiunge alle tragedie di Melitopol e Mariupol, altri agglomerati completamente distrutti dal campo di battaglia.
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Soledar, quindi, potrebbe essere il primo successo di Putin, dopo una lunga serie di battute d’arresto, iniziate dalla controffensiva degli ucraini lo scorso agosto. E non è un caso che, proprio in concomitanza della sconfitta della resistenza, comincino i primi mugugni anche al suo interno. Caso particolare è quello di un soldato, Ryan O’Leary, che si è lasciato andare ad un tweet dove critica apertamente i vertici dell’esercito ucraino.
“Bahkmut sarà tranquillo con la leadership che abbiamo”, afferma il militare in modo ironico, lanciando anche un presagio preoccupante: “Saremo fortunati a vivere fino a febbraio“. Commenti che, però, sono stati cancellati dall’autore, anche se siamo riusciti a reperire uno screenshot, che riportiamo qui sotto.
Una critica, quindi, che pone più di qualche dubbio nei confronti della leadership di Kiev, nonostante i grandi media mainstream occidentali abbiano spiegato come fossero solo i comandi russi a sbagliare i calcoli dell’offensiva. Queste polemiche esplicite, però, si pongono in linea alle velate tensioni che sussistono tra Ucraina e Stati Uniti.
Prima, perché il governo Zelensky non offriva agli Usa il numero corretto dei feriti e dei deceduti sul campo di battaglia; successivamente, a causa delle continue richieste di Kiev relativamente all’invio di armi sempre più potenti. Tant’è che fu lo stesso Biden, durante la visita del presidente ucraino alla Casa Bianca, a dover ricordare alla resistenza che Washington non ha mai “firmato un assegno in bianco”.
Soledar potrebbe essere lo snodo cruciale della guerra, almeno per i russi: il momento in cui la controffensiva di Kiev può frenare bruscamente, remando quindi a favore di Putin, che potrà contare anche sull’aiuto del “generale inverno”. Nel frattempo, il raggiungimento di un negoziato per la pace rimane sempre un miraggio.