Esteri

Ucraina, la rivelazione dell’ex ambasciatore: “La Nato? Ecco il peccato originale…” - Seconda parte

L’intervista a Marco Carnelos ex ambasciatore in Iraq ed ex inviato speciale per la Siria

Secondo Carnelos la Russia fece presente il problema. Nel 2007, alla conferenza della sicurezza di Monaco, addirittura “promettendo opposizione durissima agli allora ventilati ingressi di Ucraina e Georgia”. Lo stesso fece al vertice Nato a Bucarest nel 2008. Si può costringere Kiev a non entrare in una alleanza? Limiterebbe questo la sua sovranità? Forse, ma – dice Carnelos – “esiste la realpolitik: prima della sovranità degli stati, talvolta, esiste l’inevitabile stabilità del sistema internazionale”.

“Se a eccepire sullo status dell’Ucraina fosse stato l’Azerbaijan, non sarebbe fregato a nessuno – insiste l’ex ambasciatore – Diventa un problema perché c’è di mezzo la Russia, potenza nucleare e membro permanente del Consiglio di sicurezza. Perché l’autodeterminazione di Cuba nel decidere di installare sul suo territorio missili nucleari sovietici non poteva essere accettata? Perché gli Stati uniti d’America non l’avrebbero permesso”. In fondo, ricorda l’ex ambasciatore, nel 2008 “Bucarest, Francia e Germania si opposero fermamente a far entrare Ucraina e Georgia nella Nato perché sapevano che la reazione di Mosca sarebbe stata durissima”. Cosa è cambiato oggi?

Come uscirne, allora? Rendendo Kiev “uno stato a sovranità limitata per salvaguardare la sua popolazione e le sue infrastrutture risparmiandogli ulteriori sofferenze e distruzioni”. “Putin ha sollevato il problema ucraino da quasi un ventennio ma tutti se ne sono infischiati – conclude Carnelos – E siamo arrivati alla guerra. Ora l’Ucraina potrebbe essere addirittura smembrata”.

Questo significherebbe accettare le prepotenze russe? Sì, ma “la ‘prepotenza’ in politica internazionale ricorre costantemente. Pensi agli Stati Uniti: in 250 anni di storia hanno fatto guerre ovunque. Hanno salvato l’Europa dal nazifascismo ma hanno condotto pure guerre imperiali che potevano essere evitate. (…) Dal 2001, si stima, che le guerre americane in Medioriente e Afghanistan abbiano provocato quasi un milione di morti e 38 milioni di profughi. Senza contare le conseguenze politiche e gli 8 mila miliardi di dollari spesi. Magari parliamone”.

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