Esteri

Ucraina, l’ipotesi dei “4 livelli”: di cosa si tratta

L’idea di attivare il Palazzo di Vetro è l’unica alla quale la Russia non ha chiuso bruscamente le porte

Trump Putin Ucraina © Elica Clerici, Joaquin Corbalan e Roman_Gorielov tramite Canva.com
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Le trattative per la pace proseguono senza sosta, ma da qualche ora c’è un’importante novità per il futuro dell’Ucraina. Giovedì, al vertice intrernazionale convocato a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron, potrebbe avvenire una clamorosa svolta: un piano su quattro livelli per garantire Kiev. Nella zona demilitarizzata all’interno del Paese di Zelensky per proteggere città, porti e infrastrutture, ci sarebbero i caschi blu di Paesi non europei membri dell’Onu. La seconda linea sarebbe occupata dalle forze ucraine. Il terzo anello sarebbe composto dai contingenti della Coalizione dei volenterosi lanciata dal premier britannico Keir Starmer. Il contingente potrebbe essere schierato all’interno dell’Ucraina ma anche all’esterno. Infine, il backstop americano come ultima garanzia sia agli ucraini che agli europei.

I “volenterosi” sono al lavoro su questa ipotesi che vede come condizione essenziale la presenza di Washington. Secondo quanto emerso, gli Usa sarebbero disposti a fare la loro parte, ma prima serve la firma dell’intesa sui minerali con Zelensky. L’idea di attivare il Palazzo di Vetro è l’unica alla quale la Russia non ha chiuso bruscamente le porte. Dettaglio non di poco conto, considerando che Mosca è membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La piena neutralità, la condizione ce può fare la differenza. Anche se Zelensky non pare convinto: “Con tutto il rispetto, l’Onu non ci proteggerà dall’occupazione o dal desiderio di Putin di tornare. Non vediamo l’Onu come un’alternativa a un contingente o a garanzie di sicurezza”. In base a quanto reso noto nella giornata di ieri, la consistenza del contingente in campo si attesterebbe attorno ai 20 mila militari. Passaggio fondamentale è il dossier difesa aerea.

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Le trattative vanno avanti e le soluzioni non mancano, anche se la strada è tortuosa. Macron, infatti, ha sottolineato che l’obiettivo è “proteggere la pace”, un impegno che si tradurrà nella definizione di un sistema di difesa basato su forze armate europee, con l’intento di dissuadere ulteriori azioni aggressive da parte della Russia. Non meno importante è la strategia di armamento dell’Ucraina, che prevede un rafforzamento militare volto a rendere il Paese più difficile da invadere, ma che inevitabilmente esacerba le tensioni con Mosca.

In questo contesto di complessi calcoli geopolitici, Trump rappresenta una figura chiave, la cui posizione potrebbe rivelarsi decisiva nel determinare se l’accordo finale sarà favorevole a una stabilizzazione duratura, o se rischierà di alimentare ulteriormente il conflitto. L’attenzione è dunque tutta sul futuro delle trattative, che dovranno conciliare le necessità di sicurezza, le ambizioni economiche e le reali intenzioni diplomatiche delle principali potenze coinvolte.

Trump sembra determinato a proseguire la sua politica estera incentrata sull’approccio pragmatista e sulla protezione degli interessi americani. Da Washington, il tycoon ha annunciato con certezza che le “linee guida principali” per un accordo di pace in Ucraina sono state tracciate. Dopo i colloqui con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, Trump ha reso noto che una “tregua totale” potrebbe essere raggiunta “molto presto”. Una dichiarazione che riflette non solo l’attivismo dell’amministrazione statunitense, ma anche la spinta a risolvere un conflitto che ha messo in crisi la stabilità europea e le relazioni internazionali.

Putin “non ha respinto il cessate-il-fuoco” ha ribadit Trump parlando con i giornalisti alla Casa Bianca. Il capo della Casa Bianca ha affermato di aver avuto “buone conversazioni” in merito alla pace, ma non ha precisato con chi fossero avvenute queste conversazioni. “Stiamo andando avanti su Russia e Ucraina. Abbiamo avuto un paio di buone conversazioni oggi, e forse possiamo fermare quella marcia della morte il prima possibile”, ha detto Trump. Alla domanda se avesse dato al presidente russo una scadenza, Trump ha risposto di no: “Non c’è una scadenza, ma penso che ne avremo una. Penso che sappiate che stanno andando piuttosto pesanti in questo momento, come probabilmente avete visto, entrambi, ma penso che lo faremo abbastanza presto”.

Le discussioni si svolgono in un contesto in cui la posizione di Zelensky sembra restare ferma. Come evidenziato in precedenza, il presidente ucraino non ha accolto con entusiasmo l’ipotesi dell’Onu come garante della pace, esprimendo dubbi sulla capacità dell’organizzazione internazionale di proteggere l’Ucraina da un eventuale ritorno della Russia. Una posizione che dimostra quanto le dinamiche della guerra siano ancora lontane da una risoluzione condivisa.

Quello che emerge chiaramente è un quadro internazionale in evoluzione, dove non solo le diplomazie occidentali, ma anche gli attori internazionali come l’Onu, sono chiamati a un ruolo attivo. L’interrogativo che aleggia su tutti i tavoli di negoziazione è uno solo: l’Ucraina riuscirà a ottenere le garanzie di sicurezza di cui ha bisogno, senza provocare nuove frizioni tra le potenze nucleari coinvolte? La risposta, per ora, resta un’incognita.

Franco Lodige, 22 marzo 2025

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