2. A ciò si aggiunge un altro interrogativo: quali sarebbero i vantaggi che l’Unione Europea potrebbe trarre dall’adesione ucraina? Il risultato, fino ad oggi, sarebbe quello di una totale ricostruzione di un Paese distrutto, trasformando i Paesi membri – Italia inclusa – in esclusivi contributori netti. Certo, potrebbe esservi un vantaggio: Kiev è il terzo esportatore di grano in Occidente. Eppure, anche in questo caso, dovremmo far conto con un settore lacerato dallo scontro bellico, dove attualmente vige un blocco alle esportazioni per la guerra.
Dal 24 febbraio, oltre all’Ucraina, anche Georgia e Moldavia hanno presentato richiesta di adesione all’Unione Europea. Guarda caso, si tratta dei Paesi maggiormente esposti ad eventuali future mire espansionistiche russe. Per la prima, già dal 2008, Putin cercò di ampliare la propria influenza in Ossezia. Per la seconda, invece, la Transnistria, de facto regione indipendente filorussa, si sta rivelando uno degli scenari chiave per la conquista della città ucraina di Odessa.
La percezione dei richiedenti è comunque la stessa: l’Unione Europea è vista come uno scudo difensivo, in grado di creare deterrenza nei confronti del Cremlino, capace di svincolare definitivamente i Paesi ex sovietici da nuove rivendicazioni imperialiste. Eppure, rimane pur sempre da rispettare un limite assoluto: non trascinare l’intero continente in una guerra globale. Mai come oggi, questo limite rischia di essere oltrepassato.
Matteo Milanesi, 28 aprile 2022