Tra guerra e pace

Ucraina, se il Papa da Orban cerca la pace non piace più alla sinistra

Bergoglio professa i valori “non negoziabili”, va in Ungheria e tratta con Mosca. E i media lo scaricano

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Il Papa non ha più il favore della stampa e dei media, che sono per l’ottanta per cento circa in mano alle forze del progressismo e del mercatismo mondiali. In sostanza, non piace più alla gente che piace e che ha il potere di mettere in evidenza o di far scomparire le notizie dai radar dell’informazione. Oltre, ovviamente, quello di darne, già solo con un titolo, l’intrpretazione unica e canonica. Sì, proprio quel Bergoglio che aveva in men che non si dica conquistato i cuori dei progressisti, a cui era sembrato ammiccare con certe sue uscite, oggi è vissuto con fastidio, come un rappresentante di quel mondo cattolico che si vorrebbe cancellare con un tratto di penna o ridurre a un generico cantore residuale del politicamente corretto.

Il Papa da Orban

Di questa impressione, che era già maturata da qualche mese mano a mano che il Papa ribadiva con nettezza le linee della dogmatica cattolica sulle questioni “non negoziabili” concernenti la vita, si è avuta certezza palese negli ultimi giorni durante il viaggio in Ungheria, prima, e con le dichiarazioni sulla guerra di Ucraina pronunciate in aereo davanti ai gionalisti sulla via del ritorno, poi. Già la scelta di aver dedicato al Paese magiaro una intensa ed esclusiva tre giorni di visite e incontri ha fatto rizzare il naso ai media di sinistra, del tutto proni alla retorica e alla narrazione maturata fra Bruxelles e Strasburgo che vorrebbe Budapest come una sorta di “impero dl male” guidato da un feroce autocrate “sovranista”. Ma come si permette il discendente di Pietro di dare una linea di credito al più fiero oppositore dell’ideologia globalista, correttista, dirittista, pro-gender, anti-cristiana, su cui si fonda questa Europa? E di farlo proprio in nome dell’Europa, di un’altra Europa possibile ma, al contrario di quella attuale, policroma, liberale e cristiana, fiera di sé e dei suoi valori seppure aperta alla solidarietà con gli altri?

Per approfondire

I media scaricano Bergoglio

La risposta dei media non si è fatta attendere: la visita è scomparsa dai riflettori, né è stato ripreso lo storico discorso tenuto a Budapest sabato scorso in cui questi argomenti venivano dal Pontefice argomentati con toni alti e solenni e parole chiare e inequivocabili. Un’altra importante affermazione Francesco l’ha fatta, come dicevo, sulla guerra, parlando ai giornalisti di una “missione di pace” fra Russia ed Ucraina di cui la Santa Sede si sta facendo promotrice. Questa volta la notizia era troppo grossa, non poteva essere ignorata. Ma ciò che ha fatto rosicare i nostri è che fosse proprio il Papa a prendere l’iniziativa, quasi che la Chiesa non dovesse fare quel che è chiamata a fare per sua natura, al di là di ogni ragione politica o di realpolitik (le quali a occhio sembrerebbero non certo favorevoli al raggiungimento di una “pace giusta” in questo momento).

Il Papa e la pace in Ucraina

Un Papa antioccidentale e che vuole rubare il mestierea i politici ? No, forse semplicemente un Papa che fa il suo mestiere, cioè che interpreta la parte di Dio (che ci invita persino a porgere l’altra guancia) pur riconoscendo che sono nella sana dialettica di cesare e Dio può prosperare la libertà. Ucraina e Russia hanno smentito il Papa. Ma, d’altronde, cosa altro avrebbero potuto fare? Le trattative riescono se sono segrete o se, appunto, vengono smentite. E lo smentirle non è altro che un gioco di posizione per più aumentare la propria forza contrattuale. Ma troppo ghiotta era l’occasione per i media che non più amano Bergoglio per farlo apparire quasi bugiardo. E così è stato. Che succederebbe se proprio il cantore dell’Europa solidamente piantata nelle radici plurali cristiano-giudaiche, l’amico di Orban, riuscisse là ove sarebbe stato compito e interesse che proprio l’Europa riuscisse? Non osiamo immaginarlo.

Corrado Ocone, 3 maggio 2023

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