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Ucraina, Trump cerca la tregua. Ma l’Europa: “Kiev conti sulle nostre armi”

Tre ore di telefonata tra il leader Usa e Putin. Ma Macron e Scholz si mettono di traverso

macron putin e l'Ucraina © johannes86 e BOLDG tramite Canva.com
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C’è una prima, parziale apertura verso la pace in Ucraina, dopo la lunga e attesa telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin durata più di due ore e mezzo. Secondo quanto riportato dalla Casa Bianca, i due leader hanno concordato una “roadmap per una pace durevole”, iniziando con una tregua di 30 giorni sui bombardamenti delle infrastrutture, in particolare quelle energetiche. Tuttavia, non è ancora prevista una cessazione totale e incondizionata delle ostilità, come aveva richiesto Kiev, il che potrebbe comportare per l’Ucraina ulteriori perdite di territorio.

Il leader di Kiev Volodymyr Zelensky ha reagito duramente, sottolineando che i russi non sono pronti a fermare la guerra e nemmeno al primo passo, cioè un cessate il fuoco. Ha anche aggiunto che la strategia di Putin è quella di indebolire l’Ucraina, ma ha assicurato che Kiev continuerà a combattere, anche nel Kursk. Sebbene Zelensky abbia dato il suo via libera alla tregua sulle infrastrutture energetiche, ha dichiarato che sarebbe utile per l’Ucraina avere una conversazione diretta con Trump per comprendere meglio gli accordi tra russi e americani.

Sia Trump che Putin hanno parlato anche di migliorare le relazioni bilaterali, con prospettive di “enormi accordi economici e stabilità geopolitica”. Hanno discusso della cooperazione in Medio Oriente e del contrasto alla proliferazione delle armi strategiche, condividendo l’opinione che l’Iran non debba mai ottenere armi nucleari. Trump ha definito la telefonata “molto buona e produttiva” su Truth, e ciò segna una possibile svolta storica nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia, che erano ai minimi storici dalla Guerra Fredda. La Casa Bianca ha fatto sapere che i due leader hanno concordato di iniziare un movimento verso la pace con un cessate il fuoco limitato all’energia e alle infrastrutture, seguito da negoziati per un cessate il fuoco marittimo nel Mar Nero. Questi colloqui potrebbero avviarsi in Medio Oriente, probabilmente in Arabia Saudita.

Dopo il dialogo, il Cremlino ha confermato lo stop ai bombardamenti delle infrastrutture energetiche per 30 giorni, ma ha posto delle condizioni difficili per Kiev, tra cui il controllo del cessate il fuoco lungo il fronte, il blocco della mobilitazione forzata in Ucraina, e la sospensione degli aiuti militari. Putin ha anche annunciato uno scambio di prigionieri con l’Ucraina, previsto per il giorno successivo. Tuttavia, evidenzia Ansa, non sono stati fatti accenni a concessioni territoriali o alla questione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Infine, i due leader hanno trattato anche altre questioni globali. Hanno discusso del Medio Oriente come area di possibile cooperazione, in un momento critico per la tregua a Gaza. Hanno affrontato anche il tema della proliferazione delle armi nucleari e si sono impegnati a coinvolgere altri Paesi, inclusa la Cina, per ridurre gli arsenali nucleari. Infine, hanno concordato che un miglioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Russia porterebbe benefici economici e geopolitici enormi, con l’industria americana pronta a tornare in Russia.

In questa situazione, Putin sembra essere in una posizione di forza rispetto a Zelensky, dopo aver rotto l’isolamento internazionale e aver ottenuto un riconoscimento come leader di una superpotenza, trattato alla pari da Washington. Un confronto che il New York Times ha paragonato alla storica conferenza di Yalta del 1945, con la divisione del mondo in aree di influenza e la creazione di un nuovo ordine globale.

Segnali positivi, ma non solo. La prima reazione dei leader Ue è tutt’altro che promettente: l’Ucraina può contare sulla continuazione dei nostri aiuti militari, il commento di Emmanuel Macron e Olaf Scholz in una conferenza stampa congiunta a Berlino. Il riferimento è alle parole di Putin, che ha posto come “condizione chiave” per la fine del conflitto lo stop “completo” di aiuti militari e assistenza di intelligence a Kiev: “Noi continueremo il sostegno all’esercito ucraino, abbiamo ragione di farlo”, ha detto Macron ribadendo il suo sostegno ad “cessate il fuoco pienamente rispettato”. Non un grande segnale di apertura. I leader di Francia e Germania hanno aggiunto: “Siamo entrambi d’accordo sul fatto che l’Ucraina possa contare su di noi, che l’Ucraina possa contare sull’Europa e noi non la faremo cadere”. Il capo dell’Eliseo ha esplicitamente parlato di “continuazione del sostegno all’esercito ucraino nella sua guerra di resistenza all’aggressione russa”.

E non appare come un’apertura al compromesso in Ucraina nemmeno la bozza preparata in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo: “Un accordo di pace globale che rispetti l’indipendenza, la sovranità e l’integrità dell’Ucraina, deve essere accompagnato da solide e credibili garanzie di sicurezza per l’Ucraina per scoraggiare future aggressioni russe”. Quando si parla di integrità territoriale di Kiev è difficile pensare a un tentativo di accordo, perchè per il Cremlino rappresenterebbe di fatto un’accettazione della sconfitta in una guerra che sta vincendo sul campo.

Franco Lodige, 19 marzo 2025

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