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Ucraina, truppe, armi: cosa hanno deciso i “volenterosi”

Si è concluso a Parigi il vertice dedicato all’Ucraina, promosso congiuntamente da Francia e Regno Unito.

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Nuovo vertice a Parigi dedicato all’Ucraina promosso congiuntamente da Francia e Regno Unito. L’incontro, al quale ha partecipato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rappresenta la terza iniziativa di questo tipo, dopo il summit tenutosi a Lancaster House, a Londra, del 2 marzo e il secondo tenutosi in formato virtuale il 15 marzo, tra i leader dei partecipanti alla cosiddetta “Coalizione dei volenterosi”, un gruppo di oltre trenta Paesi europei e non che sono al lavoro per costituire una missione di mantenimento della pace da inviare in Ucraina con l’impegno di garantire il rispetto di un’eventuale tregua.

Una delle principali novità emerse dal summit è lo spiegamento da parte dei membri della coalizione di una forza considerevole nell’Ucraina centrale, da qualche parte lungo il fiume Dnepr, lontano dalle linee del fronte. Come riportato dall’AP, la proposta – promossa da Parigi – non è l’unica sul tavolo. Come confidato da un funzionario dell’Eliseo, altre possibili opzioni al vaglio sono lo schieramento di una forza di supporto ancora più lontano dai fronti, nell’estremo ovest dell’Ucraina o in un Paese vicino.

Secondo quanto emerso, il presidente francese Emmanuel Macron ha telefonato al presidente americano Donald Trump “prima” del vertice dei volenterosi e subito dopo l’incontro tra il leader transalpino e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tra i primi commenti registrati quello del primo ministro britannico Keir Starmer che ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di fare “promesse vuote” sull’accordo di cessate il fuoco in Ucraina. “A differenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Putin ha dimostrato di non essere una controparte seria in questi colloqui di pace. Gioca con il cessate il fuoco navale concordato nel Mar Nero, nonostante la partecipazione in buona fede di tutte le parti, mentre continua a infliggere attacchi devastanti al popolo ucraino”, ha aggiunto Starmer.

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Grande condivisione sul dossier sanzioni: non è il momento di fare favori alla Russia. Starmer ha affermato che non è il momento di revocare le sanzioni contro la Russia, sulla stessa lunghezza d’onda il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha sottolineato che togliere le sanzioni a Mosca in questo momento sarebbe un “grave errore”. Intervenendo a Parigi a una riunione dei leader europei che sostengono l’Ucraina, Scholz ha detto che “non ha alcun senso porre fine alle sanzioni fino a quando la pace non sarà effettivamente raggiunta”. “Purtroppo siamo ancora molto lontani da questo”, ha aggiunto. “Togliere le sanzioni alla Russia ora sarebbe un disastro per la diplomazia. Le sanzioni sono uno dei pochi veri strumenti che il mondo ha per fare pressione sulla Russia affinché intraprenda colloqui seri” quanto ribadito da Zelensky: “Cos’altro c’è a parte le sanzioni? Se le sanzioni vengono indebolite e la Russia viola l’accordo, ripristinare le sanzioni sarà incredibilmente lento e difficile. E a quel punto, molti semplicemente smetteranno di credere che le sanzioni funzionino davvero”.

Per il momento nessun commento da parte di Giorgia Meloni, ma in mattinata è intervenuto il ministro degli Esteri Antonio Tajani per un’analisi sull’ipotesi di truppe a Kiev: “Noi abbiamo detto, fin dall’inizio, che non invieremo militari italiani in altre missioni” fuori dall’Onu. Nel suo intervento alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, il segretario di Forza Italia ha aggiunto che come italiani, “siamo pronti a fare la nostra parte e incrementare le spese nazionali per rafforzare il pilastro europeo della Nato”. Perché “spendere per la difesa non significa essere guerrafondai, ma garantire la sicurezza dei nostri cittadini, che è un concetto molto più ampio del semplice riarmo”.

Ricordiamo che dalla riunione londinese della scorsa settimana erano emerse alcune proposte operative, a partire da quella di una forza militare che operi su quattro differenti livelli così strutturati: nella zona demilitarizzata all’interno del Paese di Zelensky per proteggere città, porti e infrastrutture, ci sarebbero i caschi blu di Paesi non europei membri dell’Onu. La seconda linea sarebbe occupata dalle forze ucraine. Il terzo anello sarebbe composto dai contingenti della Coalizione dei volenterosi lanciata dal premier britannico Keir Starmer. Il contingente potrebbe essere schierato all’interno dell’Ucraina ma anche all’esterno. Infine, il backstop americano come ultima garanzia sia agli ucraini che agli europei.

Franco Lodige, 27 marzo 2025

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