Avvicinare Italia e Stati Uniti è sempre operazione complicata. Però una cosa accomuna i partiti “progressisti” in crisi di consensi: quando i sondaggi vanno male, sono pronti a rinnegare anche l’Ucraina. O almeno a ammorbidire le loro posizioni sin qui granitiche. Guardate le piazze pacifiste di Milano e Roma: fino a pochi giorni fa giornali di sinistra e politici della stessa parte le avrebbero definite “putiniane” e invece adesso le rivendicano, salvo poi prendersi fischi e contestazioni in stile Letta. Dall’altra parte dell’Oceano accade qualcosa di simile: se all’inizio delle guerra Joe Biden ipotizzava addirittura un “regime change” a Mosca e sosteneva senza “se” e senza “ma” Zelensky, adesso le cose si stanno raffreddando. Colpa delle elezioni di Midterm: spaventati dalla possibile debacle, i democratici Usa stanno chiedendo a Zelensky di cercare un accordo con Putin. Anche a costo di non riprendersi i territori invasi.
Lo si era capito qualche giorno fa, quando l’intelligence americana aveva fatto trapelare tutto il disappunto di Biden&co verso le incursioni ucraine contro la Russia. L’omicidio di Daria Dugina e l’esplosione al ponte in Crimea hanno mostrato plasticamente che Kiev intende continuare a lungo la guerra, senza cercare alcun accordo con l’invasore come più volte ripetuto da Zelensky. Il che si traduce in un conflitto che si preannuncia lungo, in cui gli Stati Uniti per mantenere la linea pro-Kiev dovranno spendere miliardi di dollari. Sin qui gli Usa hanno speso 17 miliardi di dollari, non proprio due spicci. Gli elettori sono ancora d’accordo ad aiutare l’Ucraina, ma la fetta di contrari si sta ampliando: il 30% degli elettori è convinto che Washington stia facendo troppo, percentuale che lo scorso marzo era solo al 6%.
Biden lo sa. Ed è spaventato per le elezioni di Midterm, dove i democratici rischiano di perdere la maggioranza sia al Senato che alla Camera. Solo il 45% degli elettori indipendenti (noi diremmo gli indecisi) è favorevole all’invio di ulteriori aiuti finanziari all’Ucraina, il che significa che il 55% è contrario. E visto che l’aiuto all’Ucraina non vale una mancata rielezione tra due anni, il presidente Usa sta raffreddando il suo sostegno a Kiev.
Lo ha rivelato nei giorni scorsi il Washington Post, secondo cui l’amministrazione Biden sta incoraggiando in segreto i leader ucraini a mandare un segnale di apertura negoziale con la Russia. telefonate private tra Biden e Zelensky, con tanto di “sfuriate” del presidente Usa contro il collega che chiedeva ulteriori aiuti non trapelano se non per volontà della Casa Bianca, convinta di dover cambiare strategia. E lo stesso dicasi per quel documento dei parlamentari dem, poi ritirato in fretta e furia. In sintesi: basta dire pubblicamente che non ci saranno mai colloqui di pace se Putin resterà al potere.
In fondo il “pazzo” a “un passo dalla tomba” (ricordate i pezzi dei giornali di anno scorso?) è ancora saldamente al potere e bisogna prenderne atto. Il veto espresso da Zelensky su Putin non sta piacendo, neppure in Europa, Africa e America Latina: gli effetti della guerra su energia, carenze alimentari e inflazione, infatti, stanno incrinando il sostegno occidentale. “Le difficoltà causate dal conflitto Ucraina sono una questione molto reale per alcuni dei nostri partner”, hanno fatto sapere ii funzionari americani a Kiev. Non è un caso se, sempre secondo il Washington Post, il consigliere Jake Sullivan avrebbe avuto “conversazioni riservate con i principali collaboratori del presidente russo Vladimir Putin nel tentativo di ridurre il rischio di un conflitto più ampio sull’Ucraina”.