Si è conclusa dopo oltre quattro ore la prima riunione diretta tra Usa e Russia dall’inizio della guerra in Ucraina. Il summit organizzato a Riad, in Arabia Saudita, rappresenta il primo step verso l’atteso incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin, ma è servito anche per gettare le basi sulla pace. A dirigere le danze il segretario di Stato degli Usa, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Le prime sensazioni sono positive, come confermato da Yuri Ushakov, consigliere diplomatico del Cremlino: “I negoziati sono terminati e sono andati bene. C’è stata una conversazione molto seria su tutte le questioni che volevamo sollevare”.
“E’ necessaria una fine definitiva della guerra, non uno stop temporaneo, come è accaduto in passato”, ha dichiarato il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Mike Waltz, che ha sottolineato come i tempi per gli annunci clamorosi saranno lunghi. Le discussioni chiameranno in causa i territori e le garanzie di sicurezza, ossia “gli elementi di base fondamentale sottostanti e a cui saranno ancorati i negoziati”: “Ma la cosa più importante è che l’auspicio del Presidente, e la sua determinazione, è di porre fine a questa guerra, porre fine al bagno di sangue in corso… che non è nell’interesse di nessuno dei due Paesi. Non nell’interesse del mondo e certo non nell’interesse degli Stati Uniti e dell’Europa”. Ma spuntano le prime novità sul piano per la pace.
Come riportato da Bloomberg, il piano degli Usa e della Russia sarebbe diviso in tre fasi: in prima battuta il cessate il fuoco, poi le elezioni presidenziali in Ucraina e infine l’accordo finale. Probabilmente la fumata bianca arriverà una volta che si terrà l’incontro tra Putin e Trump, anche se la delegazione a stelle e strisce non si è sbilanciata sul punto: “Non abbiamo fissato una data, ma i due presidenti hanno parlato di incontrarsi e si incontreranno”.
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Ushakov ha spiegato che “la Russia e gli Stati Uniti hanno concordato di tenere in considerazione i reciproci interessi e di promuovere le relazioni bilaterali, poiché entrambe le parti sono interessate a ciò”. Il diplomatico ha aggiunto che i due Paesi hanno illustrato reciprocamente i loro approcci fondamentali alla situazione in Ucraina: “A tempo debito team separati di negoziatori russi e statunitensi inizieranno i contatti sull’Ucraina”. Passando a Washington, è stato accolto con favore un “primo passo importante” dopo i colloqui con Mosca: il dipartimento di Stato afferma che il segretario di Stato americano Marco Rubio ha concordato con i funzionari russi di istituire un “meccanismo di consultazione per affrontare gli elementi irritanti nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia”.
Ma non è tutto. Come confermato dal portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, Usa e Russia hanno concordato di nominare team di alto livello con il compito di “lavorare su un percorso per mettere fine al conflitto in Ucraina il prima possibile in un modo che sia duraturo, sostenibile e accettabile per tutte le parti”. Le due delegazioni hanno raggiunto un’intesa anche per “affrontare gli elementi irritanti delle nostre relazioni bilaterali con l’obiettivo di adottare le misure necessarie per normalizzare il funzionamento delle nostre rispettive missioni diplomatiche”.
Considerando le polemiche degli ultimi giorni, a partire dalla sberla rifilata a Bruxelles, importante precisazione degli Usa sugli alleati. Waltz ha tenuto a sottolineare i contatti con Ucraina e Paesi europei “letteralmente quasi su base quotidiana e continueranno a farlo”: “Se vuoi portare al tavolo le due parti, devi parlare con entrambe le parti. E continueremo a ricordare a tutti, che letteralmente pochi minuti dopo che il Presidente Trump ha attaccato con il Presidente Putin, ha chiamato e parlato con il Presidente Zelensky”.
Da parte russa c’è stata anche una sorta di apertura (o una trappola?) sulla possibile adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa russa Tass, ha detto che “questo è il diritto sovrano di qualsiasi Paese. Stiamo parlando di integrazione, di processi economici e qui, ovviamente, nessuno può imporre nulla a nessun Paese”. Diversa invece la questione “legata alla sicurezza, alla difesa o alle alleanze militari”. Tradotto: sì all’Ue, no alla Nato.
A parlare sono stati anche i vertici delle due delegazioni, ovvero Marco Rubio e Sergej Lavrov. Il primo ha assicurato che anche l’Europa verrà fatta sedere al tavolo dei negoziati, ma “prima di tutto dobbiamo mettere fine a questo conflitto e Trump è l’unico leader al mondo che può riuscirci”. Il punto di vista americano è semplice, e decisamente pragmatico: per raggiungere un accordo “tutte le parti devono fare delle concessioni”. Dal canto suo Lavrov ha definito “molto utili” i colloqui di Riad anche perché finalmente “gli Usa ora ci ascoltano meglio”. Tuttavia la Russia “ha spiegato ai rappresentanti degli Stati Uniti durante i colloqui” che “la presenza di peacekeeper di Paesi membri della Nato in Ucraina è inaccettabile”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, invece, “e tutta la sua squadra vanno fatti ragionare e ricevere una bacchettata sulle mani”.
Inevitabile l’ira del presidente ucraino. “Usa e Russia parlano di Ucraina senza l’Ucraina”, ha lamentato Zelensky che ha deciso di rinviare la sua visita in Arabia Saudita prevista per domani. Anche perché il rappresentante speciale del presidente degli Stati Uniti per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellogg, andrà a Kiev questa sera. “L’Ucraina e l’Europa in senso lato -ha aggiunto il presidente oggi in Turchia – dovrebbero essere coinvolte nelle discussioni e nello sviluppo delle garanzie di sicurezza necessarie con l’America per quanto riguarda il destino della nostra parte del mondo”
Franco Lodige, 18 febbraio 2025
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