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L’Ue ci è arrivata: donare soldi al terzo mondo non serve a un piffero

Il governo europeo ha rinnovato il modello di cooperazione puntando su partenariati reciprocamente vantaggiosi: era ora

ue © alexsl, kolonko, m-Kos e zorankrstic tramite Canva.com

Meglio tardi che mai, è proprio il caso di dirlo. Negli ultimi anni l’Ue è stata giustamente criticata per aver regalato miliardi di euro al terzo mondo, a partire dall’Africa, senza mai raggiungere gli obiettivi preposti. Una strategia tutt’altro che vincente, soprattutto se non monitorata adeguatamente. Ma, finalmente, qualcosa è cambiato e oggi è arrivato un altro segnale positivo. La Commissione europea ha infatti adottato una comunicazione congiunta sulla “costruzione di partenariati internazionali sostenibili” dal messaggio cristallino: basta regali inutili ai Paesi poveri, ma puntare su partenariati reciprocamente vantaggiosi.

Analizzando i progressi compiuti nel campo dei partenariati internazionali, l’Europa ha acceso i riflettori sul rinnovamento del modello di cooperazione in risposta all’evoluzione del panorama geopolitico e geoeconomico e alle sfide globali, basti pensare al crescente divario nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Ebbene, Bruxelles si è allontanata dalle fallimentari dinamiche donatore-destinatario per passare a partenariati reciprocamente vantaggiosi, che apportano benefici alle popolazioni locali e rafforzano la resilienza in patria e all’estero. Emblema di questa necessaria inversione di tendenza è la strategia di investimento Global Gateway, lanciata nel 2021.

Anzichè sperperare soldi, l’Europa in questo modo ha la possibilità di posizionarsi in un ambiente internazionale sempre più competitiivo. Attraverso i partenariati, tutti hanno un guadagno concreto e i Paesi poveri non sono costretti a rivolgersi ai competitor internazionali, Cina in primis. La nuova linea europea è ben rappresentata dalla strategia Global Gateway, mirata a mobilitare e valorizzare gli investimenti pubblici e privati nei collegamenti infrastrutturali tra l’Unione europea e i suoi partner. Le aree interessate sono quelle che fino a qualche anno fa ricevavano assegni da milioni di euro senza una pianificazione, senza un’idea di futuro: dall’Africa ai Balcani occidentali, passando per i Paesi del partenariato orientale e del vicinato meridionale, l’ASEAN, l’America Latina e i Caraibi.

I 5 settori prioritari per gli investimenti del Global Gateway sono Digitale, Clima ed Energia, Trasporti, Salute, Istruzione e Ricerca. In questo modo l’Ue prova a ottenere risultati attraverso un modello di sviluppo alternativo, ossia attraverso un’offerta di investimenti di qualità superiore, discussi e realizzati in accordo con i Paesi partner e con modalità che limitino i rischi debitori per i beneficiari. Il tempo darà le sue risposte, ma una cosa è certa: imboccando questa strada la possibilità di ottenere dei risultati è sicuramente maggiore rispetto ai contentini miliardari dati a questo o quel Paese in difficoltà.

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E attenzione, l’Italia può recitare un ruolo da protagonista in questo nuovo schema economico. Il paradigma del partenariato con i Paesi africani rispecchia perfettamente il progetto del governo Meloni relativo al Piano Mattei. Se sviluppato in una cornice Ue, potrebbe rappresentare un importante moltiplicatore. Senza dimenticare l’aspetto geopolitico: con un progetto di buonsenso è possibile fornire un contributo concreto alla stabilizzazione del sud del mondo, migliorando le relazioni dell’Europa e contrastando l’influenza della Cina e della Russia.

Franco Lodige, 2 ottobre 2024

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