Ue, cosa si nasconde dietro l’addio al veleno di Breton

Il commissario francese al Mercato interno lascia tra le polemiche: “Ripudiato da von der Leyen, gestione discutibile”

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Breton Von der Layen

Ve lo ricordate Thierry Breton? Sì, quello che inviò una lettera pseudo-minatoria a Elon Musk poco prima dell’intervista a Donald Trump su Instagram, un esempio cristallino di censura e attacco alla libertà di parola. Ebbene, il commissario francese al Mercato interno ha fatto la valigia e ha lasciato il governo europeo guidato da Ursula von der Leyen. Un fulmine a ciel sereno ricco di voci mai smentite, attacchi e j’accuse. Una figuraccia per la Commissione, considerando le modalità dell’addio al vetriolo del manager prestato alla politica.

Breton ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato, pubblicando via social la lettera inviata alla von der Leyen. Non si tratta di un addio amichevole, anzi. Il tono della missiva del francese è particolarmente intenso nei confronti della presidente della Commissione europea. L’accusa principale è di aver lavorato alle sue spalle affinché la Francia proponga un altro candidato. Il motivo? Secondo il diretto interessato “ragioni personali che in nessun caso sono state discusse direttamente con me”. Sarà davvero così? Al momento bocche cucite ma un’unica certezza: il presidente francese Emmanuel Macron – molto vicino a Breton – ha proposto per l’incarico Stéphane Séjourné, attualmente ministro degli Esteri e per l’Europa con un passato da presidente del gruppo Renew al Parlamento Europeo.

Bufera alla vigilia della presentazione ufficiale del nuovo team Ue, l’ennesima dimostrazione di un assetto fragile. Se la rottura firmata da Breton è stata inaspettata, ciò che è certo è che i rapporti tra il commissario e l’ex ministro della Difesa di Berlino non fossero idilliaci. Anzi. Basti pensare a quanto registrato in primavera, ad un passo dalle elezioni europee, quando Breton espresse il suo disappunto per la gestione accentratrice della von der Leyen. Un dettaglio presente anche nella missiva: una “governance carente” che lo ha portato “alla conclusione di non poter più svolgere” il suo lavoro.

Un’altra indiscrezione che conferma la tensione tra i due volti di spicco Ue è legata alla presunta richiesta della von der Leyen di ritirare il nome di Breton come commissario in cambio di un portafoglio più influente per Parigi. Indiscrezioni che non sono state confermate o commentate per il momento. La presidente della Commissione s’è limitata a prendere atto del passo indietro e a ringraziare l’ormai ex commissario per il lavoro svolto durante tutto il mandato e in particolare per i progressi fatti sul Digital services act e sulle altre regolamentazioni relative al digitale. No comment sulle critiche: “È stata una scelta di Breton quella di rendere pubblica la lettera, la nostra scelta è quella di considerare il processo di nomina della nuova Commissione confidenziale, e non lo commenteremo in pubblico – spiega Arianna Podestà, portavoce aggiunta della Commissione europea – Per noi, la relazione di fiducia con i Capi di Stato e di governo è una delle cose più importanti, ed è ciò per cui lavora la presidente della Commissione”.

Una mossa per rispondere con tutte le carte in mano o un tentativo di insabbiare il caso? Sicuramente dietro questo addio al veleno c’è qualcosa di grosso, che va oltre la semplice preferenza verso un commissario più “malleabile”. Non ci resta che attendere, ma a Bruxelles il clima è rovente…

Franco Lodige, 16 settembre 2024

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