Politica

Ue pentita, critiche a Scholz e Macron: “Hanno mancato di rispetto a Meloni”

Clima rovente al Consiglio europeo tra l’asse Berlino-Parigi e la reazione degli altri leader

Scholz, Macron, Meloni, bandiere Ue, Francia, Germania e Italia © BOLDG e Visualizza altro di caracterdesign tramite Canva.com

Il G7 è stato un enorme successo, con buona pace dei gufi di sinistra. Eppure Giorgia Meloni deve ancora fare i conti con chi crede di poter decidere tutto a tavolino, senza interpellare le voci scomode, indisponibili a inciuci. Come riportato dal Corriere della Sera, il primo ministro ha sperimentato per la prima volta l’isolamento al Consiglio europeo nel corso del vertice informale di lunedì, incentrato sulle nomine dei vertici delle istituzioni Ue. Il motivo? Non fa parte di una delle grandi famiglie politiche, ossia la popolare, la socialista o la liberale.

Secondo una fonte europea, il discorso è semplice: se la Meloni vuole contare, deve decidere con chi vuole stare. Un’unica certezza: con Orban e Le Pen non avrà mai un peso. Ma c’è di più. Perché il trattamento ricevuto dalla leader di Fratelli d’Italia non è passato inosservato e le critiche sono feroci, la Meloni non è stata trattata con il dovuto rispetto: “I tre gruppi politici hanno voluto dimostrare che Meloni è isolata al Consiglio europeo. Dal punto di vista dei Trattati si può fare l’accordo senza Meloni”, perché la presidente della Commissione viene designata a maggioranza qualificata, “ma bisogna poi pensare all’effetto nel medio lungo termine”. Ossia al Consiglio europeo della prossima settimana, la sottolineatura di un’altra fonte Ue di alto livello.

La partita delle nomine è cruciale per il futuro dell’Ue e tra i negoziatori nemmeno un conservatore, nemmeno un’apertura a Meloni. Seduti attorno a un tavolo per il Ppe il premier polacco Tusk e il greco Mitsotakis, per i socialisti il cancelliere tedesco Scholz e il premier spagnolo Sánchez, per i liberali il presidente francese Macron e il premier olandese Rutte. Da scrivere il futuro della presidenza della Commissione europea, del Consiglio europeo, del Parlamento e dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri.

Il metodo portato avanti dal trio di gruppi non è piaciuto alla Meloni ma nemmeno ad altri leader: dal ceco Fiala all’ungherese Orban, passando per il presidente slovacco Pellegrini, “sostituto” del premier Fico, ancora convalescente dopo l’attentato subito a maggio. Una fonte ha rimarcato: “Dodici, tredici Paesi si sono mostrati scioccati dall’atteggiamento nei confronti di Meloni che viene da un G7 di grande successo e nei confronti dell’Italia, uno dei membri fondatori dell’Ue. Alcuni di questi leader, ma non tutti, sono in coalizione con l’Ecr o potrebbero esserlo in futuro. Nella sala l’atmosfera era deteriorata. Alcuni erano frustrati anche per il trattamento ricevuto: si sono sentiti umiliati per l’attesa a cui sono stati sottoposti dai negoziatori”.

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Ci sono dei dettagli che non possono passare inosservati, con buona pace dei fenomeni sull’asse Berlino-Parigi. A differenza di Germania e Francia, l’Italia ha un governo stabile e la Meloni ha consolidato la sua maggioranza. Il premier però ha deciso di mettere in stand-by l’approccio muscolare, esprimendo sì riserve per il metodo ma bollando le proposte come un “buon inizio per la discussione”, incassando così un “forte consenso”.  Difficile ipotizzare cosa accadrà al prossimo Consiglio europeo, ma non è da escludere l’inserimento nelle trattative delle vicepresidenze della Commissione, una potrebbe andare proprio alla Meloni. Ma su questo seguiranno aggiornamenti.

Franco Lodige, 19 giugno 2024

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