Uè Saviano, chiagni e fotti? Ora rinuncia al tuo programmino a Telemeloni

L’annuncio dell’ad Sergio: “Ho chiesto di inserire Insider nei prossimi palinsesti”. Altro che regime in Rai

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Chiagnere e fottere funziona sempre e figuriamoci se non lo sa il nostro chiachiello Roberto Saviano, uno che sale sulla testa dei compagni sedicenti oscurati come Scurati per brillare meglio. A forza di chiagnere e fottere, la Rai “meloniana” recupera il suo programmino potenzialmente fallimentare, Insider, almeno secondo indiscrezioni, al termine di chissà quali faide, lotte intestine in azienda, minacce, manie di persecuzione, miraggi, manovre di manager e quant’altro. Chiagne e fotte: se non basta, arriva il soccorso degli altri chiagni e fotti del mondo.

Saviano come contenuti è zero, Zerocalcare, ma nella Rai del regime, della dittatura nerobruna ha porte aperte e diritto di veto, così come a La9 del compare Fabio Fazio. E chiagne, fotte e alla fine la spunta, sempre. Cosa è questo programmetto di nessuna consistenza, candidato all’ennesimo flop, perché anche la pazienza dei fanatici ha un limite, perché la noia feroce di questi masanielli bolsi, cupi, tetri, come il verme solitario di Ernesto Ragazzoni, a loro modo sfigati, non lascia scampo? Facile: la solita autoagiografia melensa condita da illazioni, messaggi trasversali, allusioni alla Meloni fascia e boia. Alla nostra Giorgia non par vero di dimostrarsi più democratica del lecito e più pacificante di Gandhi accogliendo chi le dà della nazista dentro, bastarda, sterminatrice di bambini, stragista e chissà che altro.

Una politica, dentro e fuori della Rai, di strampalata inclusività nel peggio, che non porterà da nessuna parte ma la premier pensa ai tempi lunghi, alle riforme bizantine che mai le riusciranno, stante l’avversità di uno stato profondo e burocratico che non la teme e la boicotta. Comunque la Rai resta piena di voci che le danno come minimo della donna di malaffare, della assassina, il che non ha niente a che vedere con la democrazia e con la maturità dei Rushdie, anzi il contrario: dove sta il limite fra critica, anche aspra, in termini di contenuti, di analisi politica, se si vuole di ideologia, e l’attacco scomposto, balordo, terroristico di chi la vuole morta, bruciata, smembrata, di chi le dà della criminale nazista nell’animo?

La Telemeloni non c’è. C’è una Rai al solito servile col regime attuale, transeunte, ma non dimentica degli antichi padroni, una televisione pubblica che si barcamena come Arlecchino, e che in definitiva boicotta se stessa: prima blocca un programma, un Masaniello qualunque, per ragioni che regolarmente non sa spiegare, non in modo convincente, poi ci ripensa e ne fa non solo un martire ma una bocca della verità. Quanto a dire una gestione coglionesca, da Tafazzi. A questo punto, però, per coerenza Saviano potrebbe rifiutare tanto per non ritrovarsi collaborazionista della Rai nazifascia, che censura, che opprime: che ci fa allora lui lì dentro? Dove finisce la sua solidarietà, tanto sbandierata, con le mille vittime dell’autocrazia di stampo orbaniano, ma che dico, hitleriano, della “bastarda” come gli piace chiamarla?

Ovviamente non lo farà, dirà che la sua è la vittoria della democrazia, che non ce l’hanno fatta con lui perché ha dalla sua parte la società civile “onesta”: quando è da sempre un anello di congiunzione dei grandi gruppi editoriali, blindato dalla politica di sinistra e temuto da quella di destra. Chiagni e fotti. E resta. Perché quelli così sono un po’ tutti dei Gordon Gekko, è solo una questione di soldi, tutto il resto è conversazione antifà, retorica strumentale, chiagnersi addosso e fottere all’insegna della “coerenza interna”, della lotta dall’interno che è la strategia del leninismo cialtrone di quelli che difendono la democrazia degli anticipi, come la chiamava Giorgio Bocca per dire meglio l’uovo oggi del programma, dell’ingaggio, ma poi anche la gallina domani dell’antifascismo narcisistico e opportunistico.

Lo vedemmo già trenta anni fa con l’avvento di Berlusconi: tutti a dargli del fascista, del caimano, del sultano, del divoratore della democrazia, e tutti in fila per le sue edizioni, le sue televisioni. E se qualcuno obiettava che non era una cosa seria, che era troppo comodo, che non sapevano come spiegare la loro contraddizione, finiva ovviamente in fama di fascista e come tale emarginato, boicottato. Tutti, pseudoscrittori maoisti, opportunisti senza vergogna, la poca intellighenzia che spacciava Cesare Battisti come un perseguitato, ed erano i figli putativi di quelli che organizzavano le gogne e le forche per i Calabresi, che esultavano per le imprese brigatiste, per via Fani, per Moro abbandonato. Allora per Moro, ieri l’altro per Berlusconi, oggi con Giorgia Meloni.

E fanno i perseguitati. Chiagnere, fottere, e passare all’incasso della “dittatura nazifascista” nella quale si trovano benissimo al punto da non volerla lasciare, dal farsi venire le sincopi se per disgrazia ne restano fuori.

Max Del Papa, 11 maggio 2024

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