Che poi a ben vedere Morrone non è l’unico prof ad essersi lasciato andare a comizi contro Giorgia Meloni. Da tempo esiste una forte avversione, se così vogliamo chiamarla, tra il mondo intellettuale di sinistra e la destra d’ispirazione meloniana. Ricordate? Giovanni Gozzini, storico dell’Università di Siena, definì la leader una “ortolana” e “pesciarola” che portava avanti un “nazionalismo retorico, demenziale e ignorante”. Poi s’avventurò in altri epiteti, tipo “rana dalla bocca larga”, “scrofa” e “vacca”. Certo lo hanno punito (tre mesi di sospensione dello stipendio), ma altri ne hanno raccolto degnamente l’eredità. Un prof della Ca’ Foscari di Venezia, tal Simon Levis Salman, condivise sui social una foto del libro della Meloni rivolto a testa in giù. Stile piazzale Loreto. Un altro collega di Teramo, Guido Saraceni, ne biasimò con tatto la “solita boriosa arroganza da urlatrice di piazza”. Senza dimenticare il mai domo Tomaso Montanari, quello che sminuisce le foibe, secondo cui la Meloni è “il punto di riferimento” di quelle camicie nere d’Italia per cui “non valgono le garanzie costituzionali” come “la libertà di associazione e di espressione”.
Dicono che studiare faccia bene. Ed è vero. Certo che con dei professori così vien voglia di restare ignoranti.
Giuseppe De Lorenzo, 30 settembre 2021