Che durante gli otto anni della presidenza Obama sia successo un po’ di tutto, soprattutto in politica estera, è un dato ormai acquisito dalla storia. E dopo la quantità industriale di incenso bruciato a favore dell’uomo della provvidenza e Premio Nobel per una pace che non c’è mai stata, per molti, ancora oggi, è difficile accettare la realtà, e cioè che dalla mente del semideo asceso alla Casa Bianca per un inspiegabile miracolo, sono uscite solo idee che hanno creato casini di dimensioni bibliche. Per cui quando possibile si preferisce dimenticare o insabbiare se proprio necessario. Per poi ricominciare a osannare quello che, visto con gli occhi dell’ideologia, è stato il Messia del nuovo ordine mondiale.
Politica estera, disastro democratico
Durante questi otto anni siamo stati testimoni delle Primavere Arabe, termine rubato alla più famosa Primavera di Praga, (il vero periodo storico di liberalizzazione politica avvenuto in Cecoslovacchia contro il tallone comunista sovietico), e delle tensioni con gli alleati storici, Arabia Saudita e Israele in particolare. Abbiamo visto la destabilizzazione di diverse nazioni mediorientali dove in due casi, Libia e Siria, si è arrivati alla guerra civile con una scia di sangue infinita.
Le ripercussioni dei disastri degli otto anni che Obama ha diviso equamente con Hillary Clinton prima e John Kerry poi, con Joe Biden alla finestra come spettatore interessato che prendeva appunti, sono arrivate fino a noi. Non sono certo bastati i quattro anni di quell’antipatico e guerrafondaio di Trump, che va ricordato non ha scatenato nessuna nuova guerra, per fare pulizia.
Proprio l’Arabia Saudita e Israele, gli alleati allora ripudiati, avevano chiesto, quasi implorato, gli USA di bombardare le centrali iraniane quando era ancora possibile fermare il programma nucleare di Teheran, richiesta rimasta inascoltata perché già c’era il tavolo di trattative segreto, ma non troppo, per il fantastico accordo di Ginevra.
Per quello che riguarda Israele e su come ha difeso e difende i suoi confini dalle infiltrazioni iraniane in territorio siriano, le voci sui tradimenti e rivelazioni a orologeria si sono susseguite in questi anni. Troppo spesso durante questo periodo dagli Usa sono filtrate notizie riservate sull’attività di Israele ai suoi confini, voci che arrivavano sempre da fonti anonime, o meglio, da funzionari che volevano mantenere il segreto sulla loro identità. Notizie pubblicate comunque come vere sui giornali anche senza uno straccio di prova materiale, notizie mai commentate o confermate dal governo israeliano che aggiungevano però difficoltà a una situazione già tanto difficile e delicata. Non è un caso che proprio in quel periodo i contatti e il passaggio di informazioni fra l’Intelligence israeliana e quella delle altre nazioni occidentali, Usa e Gran Bretagna in primis, subirono uno stallo senza precedenti. Bisogna ribadire però che si trattava di voci e anche non confermate.
Il giallo del nastro audio
È di qualche giorno fa la rivelazione dell’esistenza di un nastro audio con la registrazione della voce del ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif arrivato nelle mani di alcuni network. Sul nastro si sente il ministro che si lamenta del troppo potere dei Pasdaran e del generale Qasem Soleimani, comandante della “Brigata Santa” o Forza Quds, come viene chiamata dalla stampa occidentale, poi eliminato il 3 gennaio 2020 durante una sua sortita in Iraq. Zarif affermava inoltre che John Kerry, allora Segretario di Stato durante la prima amministrazione Obama, lo aveva informato di oltre 200 operazioni dell’esercito e dell’aeronautica israeliane in Siria contro obiettivi iraniani.
Dopo molti tentennamenti, ma prima che altri facessero lo scoop, anche il New York Times ha pubblicato, suo malgrado, questa notizia e la registrazione che di per sé non è così eclatante visto che, anche senza riscontri effettivi, praticamente tutti conoscevano il doppio gioco della Casa Bianca ai tempi di Obama.
L’eccezionalità sta nel fatto che se prima si trattava di pesanti voci senza conferma ora incominciano ad arrivare pesanti conferme e le voci si stanno trasformando in notizie che sembrano macigni che potrebbero, lo speriamo, riscrivere la verità degli otto anni obamiani. I funzionari dell’amministrazione Biden stanno respingendo le accuse e lo fanno dicendo che le informazioni presumibilmente condivise da Kerry erano ampiamente note all’epoca… ma questo non è vero e mentono sapendo di mentire. E poi respingere questa valanga, che si sta ingrandendo di minuto in minuto, arrampicandosi sugli specchi non è proprio una buona idea.
Israele, il tradimento di Obama
Non è vero perché all’epoca, come già scritto, si trattava di voci non confermate, non di notizie ufficiali e in tutto questo, ora che c’è l’ufficialità, il tradimento da parte di Obama e dei suoi nei confronti degli alleati, Israele e Arabia Saudita in primis, è palese.
Visto che quella delle informazioni passate agli iraniani era solo una voce, ora però confermata, speriamo che arrivino presto altre conferme su altre voci che riguardano sia il periodo di Kerry che quello della Clinton alla Segreteria di Stato. Speriamo che arrivino conferme sulle voci che gli aerei americani arrivarono quasi allo scontro con quelli israeliani pur di impedire allo Stato Ebraico di azzerare il programma nucleare iraniano. Speriamo che arrivino conferme sulle voci che girarono su una vicenda che vide alcune navi della marina americana e due sommergibili israeliani fronteggiarsi in pieno Mediterraneo, fra Malta e Creta, fino all’istante prima che accadesse il disastro completo.
Soprattutto speriamo che arrivino conferme sulla verità di ciò che accadde a Bengasi la sera in cui una folla inferocita assalì quello che viene fatto passare come consolato americano, assalto durante il quale vennero uccisi diversi agenti della sicurezza e l’Ambasciatore John Christopher Stevens che fu brutalmente linciato.
Il tutto mentre da Washington nulla si fece per salvarli anche se a Sigonella c’erano pronti i corpi speciali che sarebbero potuti intervenite in meno di un’ora. Non solo l’ordine per salvare Stevens e i suoi non venne dato, ma in quelle ore, come forse qualcuno di voi ricorderà, il Dipartimento di Stato si scusava per un film contro l’Islam uscito due anni prima.
Speriamo che il nastro sia solo il primo di una lunga lista di conferme sulle voci girate nel periodo obamiano, perché, oltre a ristabilire la verità di quel fumoso e mitizzato periodo, sapere che quelle voci erano delle verità potrebbe anche ridimensionare l’attuale Presidente, quello che la scorsa settimana ha dichiarato che Israele la deve smettere di occuparsi del programma nucleare iraniano dimenticandosi delle continue minacce di Teheran a Gerusalemme, e che all’epoca dei fatti era un Vicepresidente che, lasciatemelo dire, non poteva non sapere.
Michael Sfaradi, 28 aprile 2021