Da una parte, una grande manifestazione anti-mafia; dall’altra, le voci di chi stenta a festeggiare la cattura dell’ormai superboss latitante da trent’anni, Matteo Messina Denaro. Si presenta così, in queste ultime ore, la cittadina natale di U Siccu, Castelvetrano, in provincia di Trapani. Nel corso delle scorse ore, le forze dell’ordine hanno trovato anche il covo in cui l’ex braccio destro del capo dei capi, Totò Riina, si era nascosto “da almeno sei mesi”, come affermato dai Carabinieri. Si trattava di un appartamento intestato ad Andrea Bonafede, proprio la persona che aveva “concesso” le proprie generalità per coprire la latitanza di Messina Denaro.
Stamattina, però, come riportato dall’agenzia Ansa, è stato individuato un secondo rifugio, dove il capomafia avrebbe fatto realizzare un bunker all’interno di un’altra abitazione nella stessa area. “Non è ancora chiaro se si tratti del luogo in cui Messina Denaro nasconde il suo tesoro: documenti riservati, pizzini, soldi che i magistrati cercano. Lo scopriranno i carabinieri dopo la perquisizione del bunker, che si trova a circa 300 metri dall’abitazione in vicolo San Vito”, conclude l’agenzia.
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Al di là delle investigazioni, però, rilevante sono state anche le prime reazioni della comunità di Castelvetrano alla notizia della cattura di Messina Denaro. Carta Bianca, il programma condotto dalla giornalista Bianca Berlinguer, ha raccolto numerose risposte che lasciano letteralmente gelati. “Io non giudico, cosa mi interessa a me… e che ha fatto Matteo Messina Denaro? Se è un bene o un male che lo abbiano arrestato? Non devo decidere io”, risponde così un vicino della casa natale di U Siccu. E ancora, un altro: “È stato sempre qua, per 30 anni ci hanno mangiato tutti, ora non è più buono questo?”. E sentenzia: “Hanno fatto un errore ad arrestarlo“.
Nel frattempo, mentre il giornalista pone la stessa domanda ad un altro cittadino (La cattura di Matteo Messina Denaro è una vittoria dello Stato?), quest’ultimo afferma mentre si copre volto e si allontana dalle telecamere: “Dopo 30 anni non è una vittoria”.