La presenza pubblica in questo Paese è talmente invasiva che ogni anno lo Stato chiede a ciascun cittadino, indipendentemente dalle circostanze, più della metà dei suoi guadagni. Di fronte a una simile presenza statale si dovrebbe presumere che, nel momento di emergenza, lo Stato dia indietro ai cittadini con la stessa efficienza e perentorietà con cui riscuote quello che ritiene gli sia dovuto. Come ormai è evidente a tutti dopo due mesi dall’inizio della pandemia, così non è stato, così non è e, molto probabilmente, così non sarà. Ciò a cui si assiste con grandissima inquietudine è un’assoluta incapacità da parte della politica (con rarissime eccezioni locali) di fare l’unica cosa che dovrebbe fare: decidere in maniera costruttiva e prospettica.
La proliferazione di commissioni, task force, direttive contraddittorie e confuse non sono altro che l’immagine di un governo che non riesce a decidere su nulla, che delega su tutto. Ci si nasconde dietro i virologi, come per molti anni si è fatto dietro i magistrati (e come si continua a fare!), affidando al giudizio degli esperti ogni decisione. E gli esperti, ovviamente, si trincerano dietro la massima cautela e dicono che non devono essere loro a decidere. Da molti anni, l’incapacità della classe dirigente politica di prendere decisioni in questo Paese, nascondendosi dietro un’iperproliferazione di norme e di apparati burocratici ha progressivamente messo l’Italia in ginocchio (molto più della tanto giustamente vituperata corruzione, anche perché la corruzione è in buona parte figlia e conseguenza proprio dell’oceano di norme che spesso non si può far altro che aggirare per sopravvivere).
A livello internazionale, a livello europeo, dove la politica deve giocare un ruolo chiave, le cose vanno persino peggio. I nostri rappresentanti (tanto la maggioranza quanto l’opposizione) proiettano un’immagine di un Paese lacerato, diviso e confuso, preda di pulsioni assistenzialiste, pauperiste, nazionaliste, stataliste. Diamo un’immagine, più che fedele e reale, di caoticità e inaffidabilità, pretendendo, nonostante tutto ciò, di ricevere soldi gratuitamente, come mendicanti ebbri e in stato confusionale che pensano di intimorire sbiascicando parole sconnesse. Ma questo non è il solito teatrino politico, in questo caso l’incapacità di essere credibili in Europa genererà effetti a cascata che avranno ripercussioni gravissime sull’economia. Se foste olandesi o tedeschi, prestereste soldi a pioggia a un paese nella nostra condizione? Condividereste con noi il vostro debito? Credo proprio di no.
Gli imprenditori che, oltre alla responsabilità del proprio capitale, sono responsabili dei lavoratori e delle loro famiglie, vengono chiamati a far sentire la loro voce in questo caos. Sono gli unici a poterlo fare. Una classe intellettuale e giornalistica, per gran parte completamente schiacciata su posizioni timorose, servili e ultraconservative (il cui unico nemico sempre presente è una retorica e fantomatica “religione del profitto”, il profitto che non è altro che la valorizzazione dei propri talenti e del proprio capitale), e una classe di dirigenti pubblici che appare indifferente alle difficoltà dei privati data l’assoluta garanzia paternalistica da cui sono coperti (stipendi assicurati e invulnerabili persino al Coronavirus), non possono essere d’aiuto.