Ciao, Renzo. Che per Natale hai messo un festone d’argento che a vederlo spacca il cuore. Che si è cucinato da solo, come ogni giorno, ha resistito fino a Capodanno e poi è rotolato giù nel buco: all’ultima puntata non ce l’hanno fatta a intervistarlo. Sta male. Si è arreso. Mario Giordano aveva le lacrime mentre ne parlava, perché è riuscito a rendere 53 case ai legittimi proprietari, i quali proprio in quanto legittimi vengono puniti dallo stato che, con la scusa delle leggi bastarde, preferisce tutelare i ladri e i mascalzoni. Ma questa volta no, non la spunta neanche lui. “Beh? Tanto quel vecchio presto morirà” dice Hussein, che ogni tanto, sapendo che torneranno a cercarlo quelli della tivù, si cambia colore allo scopettone che ha in testa: ossigenato, rosa, verde.
Proprietari di case dimenticati
Intanto le istituzioni democratiche si scocciano: “Eh, ma che volete, un po’ di pazienza, ci stanno pure le ferie di mezzo” rispondono alle telefonate di Fuori dal coro; e non si capisce se sia più cinico, più infame l’atteggiamento dell’abusivo o quello delle istituzioni latitanti. Uno poi si chiede: ma come è possibile che non tanto lo stato, che ormai lo conosciamo, ma almeno il quartiere, almeno la gente non faccia qualcosa – qualsiasi cosa, se mi capite? Come è possibile che la sorte, incredibile, oltre l’incubo, di un 83enne in fin di vita non smuova nessuno, neanche qualche sbirro di buon cuore? Altro che nonno Renzo: qui c’è uno spettro che ha chinato la testa, come un fiore sfibrato, e aspetta solo l’ultimo respiro. Su un terrazzo travestito da monolocale. Manco una bestia in canile.
Sì, Renzo creperà, si toglierà dai coglioni finalmente, ma della sua fine porteranno la colpa in tanti: tutte le sacre istituzioni che hanno altro da fare, tutta la gente che sa e non vuole sapere, e da ultimo, solo da ultimo, un cialtrone bengalese che accumula pendenze, vive felice e davanti all’inviata di Fuori dal coro ride: “Vaffanculo, quel vecchio deve morire, se non te ne vai chiamo la polizia”. E la polizia viene e lo scorta, dice alla giornalista molesta di smetterla, di star lontana. Come possano anche loro, come possano tutti, come gli basti ripetere che “questa è la legge”, non si capisce. Del resto, in nome della legge non si stanno perpetrando abusi e discriminazioni che non si ricordavano dai tempi delle leggi razziali, del binario 21 che portava via la gente sui vagoni di piombo, destinazione l’inferno?
Max Del Papa, 21 gennaio 2022