Cronaca

Un nuovo corso di studi: all’Università si insegna la jihad

Bufera su Torino: l’imam nell’ateneo occupato inneggia alla “Guerra Santa” e accusa Israele di genocidio. La condanna di Bernini

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All’Università di Torino, più precisamente a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, si è verificato un episodio che ha riacceso il dibattito sulla laicità delle istituzioni accademiche. E sulla pericolosa deriva che stanno assumendo le proteste, sempre più numerose, degli attivisti pro-palestina. Durante un’occupazione, che ha impedito l’accesso al personale e ai docenti per diversi giorni, un gruppo di studenti, per lo più stranieri, ha organizzato una preghiera musulmana di venerdì guidata dall’imam cittadino Brahim Bayaha, trasformando temporaneamente alcuni spazi dell’università in un luogo di culto islamico.

Questa azione ha suscitato preoccupazioni tra il corpo docente e il rettore Stefano Genua, preoccupati per le possibili implicazioni di proselitismo all’interno dell’università. Le loro apprensioni sono state condivise attraverso una lettera indirizzata al ministro Anna Maria Bernini, sottolineando la questione della laicità nell’istruzione superiore. Il rettore Genua, già oggetto di critiche da parte degli studenti per questioni precedenti, ha evidenziato la responsabilità degli studenti occupanti, rimarcando che l’evento si è svolto sotto la loro gestione.

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La questione ha assunto ulteriori contorni di criticità quando, nel sermone dell’imam, sono state rilevate affermazioni che facevano riferimento alla Jihad, interpretate come un possibile incentivo alla lotta di liberazione, come riportato dal Corriere della Sera. Queste dichiarazioni hanno acceso ulteriormente il dibattito, sollevando questioni di ordine pubblico e sicurezza. “Un jihad che vediamo in Palestina nella sua più importante più palese manifestazione — ha detto l’imam —. Un jihad compiuto da donne, da uomini da bambini ognuno con quello che può contribuisce a questa lotta di liberazione che è cominciata dal primo momento in cui i sionisti hanno calpestato quella terra Benedetta. Prima ancora della Nakba di cui celebriamo in questi giorni il ricordo i palestinesi si sono sollevati contro gli inglesi che hanno pianificato l’installazione sionista”.

Gli studenti che hanno partecipato alla preghiera, dal canto loro, hanno respinto le accuse di violazione della laicità, definendole islamofobe. Hanno sottolineato il loro rispetto per tutte le confessioni religiose, ricordando un episodio in cui non fu consentito a studenti cattolici di organizzare una cappella universitaria, per evidenziare una presunta disparità di trattamento. Gli studenti hanno anche chiarito la loro posizione politica, esprimendo opposizione a qualsiasi forma di complicità delle università con le politiche israeliane, da loro considerate ingiuste. Dal canto suo, l’imam Baya ha provato a spiegare cosa intendeva per “guerra santa”: “Per jihad bisogna intendere l’impegno che ogni buon musulmano deve sforzarsi di perseguire per essere un buon essere umano attento ai bisogni delle persone vicine e lontane – ha detto – Nel mio sermone, ho inviato i fedeli a comportarsi nel migliore dei modi. Venerdì, vogliamo organizzare la preghiera al Politecnico”.

Bene. Bello. Bravo. Ma come spiegare quelle parole contro il “sionismo” di Israele considerato “il colonialismo più becero e criminale che possa esistere”? Tutto normale? E l’invito a “lottare contro lo Stato islamico”? Il popolo palestinese, ha detto inoltre Baya “ha resistito di fronte a questa furia omicida, questa furia genocida, uscita dalle peggiori barbarie della storia che non tiene in considerazione nessuna umanità, nessun diritto umano”. E ancora: in Palestina, ha detto Baya, dopo i “crociati” sono arrivati “i sionisti “per prendersi quella terra” che non hanno calcolato la presenza del “popolo palestinese, orgoglioso, che in questi 7 mesi hanno resistito in una terra indifendibile” con “uomini, anziani e bambini che hanno resistito di fronte a questa furia genocida”. A forza di lasciare gli Atenei in mano a pro-Pal ci ritroveremo con nuovi corsi di studi in tutte le Facoltà dal titolo: teoria e pratica della jihad. Speriamo senza esercitazioni pratiche.

Domanda finale: cosa sarebbe successo se giovani ebrei avessero organizzato un incontro per sostenere i coloni israeliani in Cisgiordania?

di Franco Lodige, 24 maggio 2024

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